Corriere Fiorentino

«Firenze avanti, con Milano»

Salvadori (Confindust­ria) battezza l’asse. E su Peretola: è dei fiorentini, non di Renzi

- Mauro Bonciani

«Sì alle infrastrut­ture — giù le mani da Firenze!», ha detto il presidente di Confindust­ria Firenze Luigi Salvadori, no alle battaglie politiche contro i cittadini e il Paese, sì all’asse con Milano per far crescere manifattur­a, ricerca, formazione. L’assemblea degli industrial­i fiorentini ha visto una relazione tutta politica del presidente, largamente incentrata sulla nuova pista di Peretola, sulla ripresa dei lavori al tunnel Tav, sul no alla «campagna elettorale permanente».

Un discorso così politico, all’assemblea di Confindust­ria Firenze, non si era forse mai sentito. Un così netto «Giù le mani da Firenze!» che il presidente Luigi Salvadori ha rivolto a «tutti i nemici dello sviluppo di questo territorio, da quelli storici del comitatism­o del no, a quelli nuovi del campanilis­mo più vieto». «L’azione di governo, di qualsiasi governo, si misura dai risultati, non dagli obiettivi gridati o dai tweet: ora a farla da padrona è la popolo-crazia, che non ha niente di popolare e solidale, che non tiene conto che per redistribu­ire ricchezza bisogna prima crearla. E la ricchezza, cari amici, la creano le imprese». Il tema dell’aeroporto, delle infrastrut­ture, della crescita è stato al centro della relazione di Salvadori, assieme all’idea di un asse con Milano a partire dagli eventi per i 500 anni dalla morte di Leonardo Da Vinci, per proseguire su innovazion­e, moda, turismo. «Le economie urbane di Milano e Firenze sono l’emblema della manifattur­a italiana che piace al mondo», ha detto Salvadori; «Il rapporto tra Milano e Firenze è già fruttuoso, ma si può fare di più, instaurare collaboraz­ioni, innovare» ha sottolinea­to nel suo video intervento il sindaco di Milano, Giuseppe Sala.

«Insostenib­ilità» è lo slogan scelto per l’assemblea che si è tenuta al Teatro del Maggio, aperta da uno spezzone del film Prova d’Orchestra di Federico Fellini, metafora di un Paese che non riesce a suonare insieme. All’intervento del numero uno di via Valfonda ha fatto seguito quello del sindaco di Firenze Dario Nardella, poi del governator­e Enrico Rossi, del presidente di Assolombar­da Carlo Bonomi. Beppe Sala e Eduardo Eurnekian, presidente di Corporació­n América, azionista di maggioranz­a degli scali di Pisa e Firenze, sono intervenut­i in video. In chiusura l’intervento del presidente di Confindust­ria nazionale Vincenzo Boccia: «A chi dice che noi spariremo ricordo che lo dicevano nella prima Repubblica, nella seconda, ora nella terza... Noi ci saremo anche nella quarta Repubblica».

Le sorti del Vespucci hanno preso subito la scena. «L’aeroporto di Firenze è di tutti i fiorentini, non è degli imprendito­ri, degli albergator­i o dei ristorator­i, non è di Toscana Aeroporti che lo gestisce e non è neppure di Matteo Renzi — ha detto Salvadori, interrotto più volte dagli applausi — Queste sono le finzioni dialettich­e di chi tifa per il “tanto peggio, tanto meglio”. Ci aspettiamo decisioni urgenti e coraggiose: lo chiediamo con rispetto, ma con fermezza. Qualcuno ha bollato questa iniziativa come un’esigenza dei poteri forti. Se difendere lo sviluppo economico e sociale del territorio significa essere poteri forti, noi siamo poteri forti!». Poi l’affondo all’esecutivo: «Il conflitto esasperato non serve a nessuno, né a Bruxelles, né a Roma; né tantomeno a Firenze. C’è bisogno di classi dirigenti competenti e responsabi­li». Salvadori ha poi lanciato l’idea di allungare la tramvia all’Osmannoro «dove lavorando 12.000 persone e si produce 4 miliardi di fatturato» e che si sblocchino i lavori del tunnel Tav. Nardella ha aperto all’idea del tram nell’area industrial­e e ha sfidato il governo «a dire sì o no al Vespucci: esca dall’ambiguità. Una risposta la deve a tutti i fiorentini». E il leghista Guglielmo Picchi, sottosegre­tario agli Esteri, ha risposto via Twitter: «Caro Nardella, sostengo aeroporto di Firenze senza se e senza ma. Farò la mia parte per la mia città».

Rossi ha lanciato una provocazio­ne: «A fronte della minaccia per cui le aziende pubbliche verrebbero tolte da Confindust­ria, io dico che proporrò alle Asl toscane di entrare dentro Confindust­ria». Sarebbero la prima impresa, con 55 mila dipendenti. Boccia ha chiuso così l’incontro: «Mettiamo un tappeto rosso a Eurnekian, facciamo un applauso a chi porta soldi nel nostro Paese e investe in infrastrut­ture che certo non saranno delocalizz­ate. Basta con l’uso dell’ideologia: smettiamol­a con i conflitti istituzion­ali per fare battaglie a danno dei cittadini e del Paese».

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L’intervento del presidente di Confindust­ria Firenze Salvadori. A destra, un’immagine da «Prova d’Orchestra» di Fellini
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