NÉ CURA NÉ VIGILANZA
(p.e.) Un’altra piazza di Firenze che protesta, un’altra conferma (che ci dà ragione senza farci piacere): il tasso di inciviltà, di vero e proprio imbarbarimento, che in città sta minando il concetto di convivenza, ha superato il livello di guardia.
Sembra il naufragio di ogni regola di rispetto reciproco: dai rifiuti sparsi a ogni ora ai codici della strada fai da te, dai parcheggi a proprio uso e consumo ai muri lordati. E agli schiamazzi, che questa volta hanno fatto infuriare i residenti di piazza Tasso. È forse ammissibile che in piena notte si berci tra le case giocando a pallone? Il dato drammatico è che per molti, evidentemente, la risposta è sì. Ma che significa? Che siamo diventati tutti matti? La ragione è un’altra, anche se le istituzioni fanno finta di non saperlo: il mancato rispetto delle regole è dilagato perché da anni si è fatto pochissimo, o non si è fatto nulla, per sanzionarlo. Tutti impuniti, o puniti una tantum, tanto per evitare che sul degrado si potesse parlare di assoluta passività: impuniti gli imbrattatori, i liberi pisciatori, gli urlatori.
La denuncia degli abitanti della piazza tanto cara a Vasco Pratolini colpisce anche per un altro verso: non solo si spiega quello che lì puntualmente accade, ma si indicano anche i rimedi pratici (i lucchetti da non lasciare appesi per evitare che chi vuole il campino no stop ci metta la colla). Ma chi dovrebbe aprire e chiudere i cancelli ci ha mai pensato? Si chiama cura della città. La cura che non c’è. Come non ci sono controlli. Ma se è così allora significa che a Firenze c’è un problema molto serio: è la polizia municipale. E chi la guida.