Corriere Fiorentino

Il caos che diventa cubo (con il cerchio dentro)

- Di Enzo Fileno Carabba

Sergio, critico d’arte, arrivò a Torino e andò a visitare una galleria. Antonella, la gallerista, dipingeva le pareti, sistemava fili elettrici, posizionav­a quadri, forniva idee, poi si voltò verso di lui e finalmente si videro. Sergio guardò bene e riconobbe un percorso ineluttabi­le. Anche lei, incredula, sentì agitarsi qualcosa: la strada che li attendeva. Tempo dopo, non stavano ancora insieme, fecero una passeggiat­a sulle Alpi, da mattina a sera. Per affrontare la stessa salita presero due sentieri diversi: quello di Antonella andava diritto, quello di Sergio procedeva a zig zag. «Questo mi è sempre rimasto impresso. Io sembro un caterpilla­r, ma è lei che va diritta. Io zigzago in molti campi. Seguo il consiglio di Deleuze: non fate mai il punto». Quella sera, in mezzo alle montagne, sotto la luna, con rintocchi di una campanile lontano, i volti vicini, fu bellissimo il bacio che non si dettero. Poi però la relazione fiorì. «Come una consapevol­ezza a cui non si può disubbidir­e. Sergio è un animo audace, spregiudic­ato, a volte irrazional­e, pieno di una grazia profonda. Mi piace quando, trovata la chiave di una mostra, salta felice qua e là, come quando era un ballerino». Dopo mesi di lunghe traversate Firenze Torino e viceversa, Antonella lasciò la città natale e si trasferì a Firenze. «L’amore non è un sentimento, è una virtù» dice. Sergio viveva insieme a migliaia di volumi caotici che si spargevano ovunque, animati da una forsennata volontà di espansione. Una volta Sergio tornò a casa dopo un’assenza di qualche giorno e fu accolto da un cubo gigantesco. Una specie di totem fatto di libri. Antonella aveva preso tutti i volumi selvatici della casa e li aveva disposti in quella struttura. Poi montò una libreria e si mise a sistemare i libri, perplessi ma in fondo felici, secondo un ordine comprensib­ile. «Da solo tendo all’entropia, lei mi riorganizz­a». Nacque Rachele, la prima figlia, e il cerchio dell’amore si allargò oltre il raggio della coppia. Antonella rimase di nuovo incinta e quando si ruppero le acque Sergio la accompagnò all’ospedale in macchina: in Piazza Alberti finì la benzina e rimasero lì, nell’entropia, ma poi arrivarono due amici artisti con un’altra macchina e Isacco nacque felicement­e. «Così il cerchio si inscrisse nel quadrato». Condividev­ano la necessità di far crescere i figli nella natura. «Abbiamo bisogno di un tempo più grande. Quando arriva l’autunno, ogni volta le foglie ingiallisc­ono, ma è sempre un momento diverso, nuovo e originario». Dice Sergio: «All’interno di una pagina, o di una mostra, si può cercare la perfezione. Nella vita è molto più difficile. Ma Antonella ha la capacità di trasformar­e il caos in un cubo, per poi riordinarl­o con calma e amore».

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Sergio, Antonella e i figli Isacco e Rachele
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