Corriere Fiorentino

«Ho visto i miei monti bruciare, adesso aiutateci»

Parroco di Calci, cresciuto sulla montagna devastata dai piromani: «All’inferno loro starebbero bene»

- Di Mario Lancisi

Don Antonio Cecconi, 68 anni, è il parroco di Calci, 6 mila anime, alle pendici dei Monti Pisani. È cresciuto qui e racconta quella notte sulla montagna devastata dai piromani: «All’inferno loro starebbero bene». Ora lancia un appello per «ricostruir­e tutto ciò che è stato distrutto dal fuoco». «Il Giro d’Italia — afferma — passi da qui, per aiutarci».

«Mi trovavo a Pisa, ad una riunione delle Acli, quando verso le 22,40 mi telefona una mia cugina: “Antonio, ha preso fuoco il Serra”. Trafelato saluto gli amici e torno in fretta in parrocchia, a Calci e capisco subito, io che di incendi sul Serra ne ho visti tanti, che questa volta il fuoco sarebbe stato più terribile delle volte precedenti. Soffiava infatti un vento caldo provenient­e da est che non prometteva nulla di buono», racconta don Antonio Cecconi, 68 anni, parroco di Calci, 6 mila anime, alle pendici dei Monti Pisani. Don Antonio ci aveva visto giusto. «In un giorno il fuoco ha distrutto ciò che con un tempo normale ce ne sarebbero voluti tre o quattro. Case distrutte, ingenti danni, il mio monte colpito al cuore». Quella notte di inferno, tra il 24 e il 25 settembre, don Antonio è stato lì, con gli occhi smarriti, a vedere i suoi luoghi del cuore incenerire. E mentre, impotente e con tanta rabbia, guardava il Serra bruciare, riaffiorav­ano in lui, come in un flashback, i ricordi di un’intera vita trascorsa tra quei monti.

Lunedì 24 settembre. La notte acuisce l’ansia. La gente è impaurita. Il fuoco avanza, eccolo che arriva vicino alle case di Montemagno. «Fuori, fuori, uscite dalle vostre case». Evacuati in 1.500. La Protezione civile allestisce le brandine, ma solo in cento ci dormono. Gli altri trovano case con le porte aperte. Anche don Antonio offre ospitalità, nei locali parrocchia­li, agli sfollati. Sfollati come Alberto e Giuliano, che poi diventeran­no i suoi genitori, sulle pendici del Serra, al passaggio del fronte, quando si aspettava che gli americani passassero l’Arno. Era l’estate del 1944, i due giovani lì si conoscono. Dopo 5 anni si sposano. Un amore forte. Che dura per 67 anni, fino al 2016, quando muore Alberto e un mese dopo lo segue Giuliana. Come prendendos­i per mano.

Ecco l’alba di martedì 25 settembre. Il fuoco non viene domato. Dilaga. Case distrutte, gente evacuata. E la Certosa di Calci a due passi dall’inferno. Don Antonio è disperato. «Io spero che nessuno finisca all’ inferno. Però chi ha appiccato il fuoco sul Serra tra le fiamme eterne potrebbe trovarsi a suo agio», sbotta su Facebook. Lui pacifista, ex dirigente della Caritas, amico di Rosy Bindi, un prete che all’inferno non manderebbe nessuno. Ma per quei piromani… Dando fuoco al Serra hanno infatti ferito anche la sua infanzia. I Cecconi abitavano a Mezzana, frazione di San Giuliano Terme, e dalla sua cameretta il piccolo Antonio aveva come orizzonte proprio il Serra. «Una presenza misteriosa, mitica, inarrivabi­le», ricorda. Don Antonio si rivede bambino salire sul monte. «Avevo 6 anni. Ero molto emozionato. Un po’ il babbo mi portò sulla canna della bici. Poi iniziamo a salire a piedi. La meta era la Fonte del Pruno. Con noi c’era anche lo zio Giuliano che dopo un po’ di chilometri decide di portarmi a cavallino. Ma io mi metto a piangere, volevo farcela da solo. Una conquista che mi fece sentire grande». Trambusto di autorità. Flash dei fotografi. Tante tv. Sì, la television­e. Un’altra magia del Serra per il piccolo Antonio. Il 15 dicembre 1953 fu inaugurato in cima alla vetta il centro trasmissio­ne Rai, i cui programmi partirono il 3 gennaio 1954. La strada per arrivare ai ripetitori passa da Santallago a quota 600 metri, altro luogo del cuore per calcesani e pisani. «D’estate è affollata di gente che viene a fare il picnic, c’è un bel fresco dove ristorarsi all’ombra di castagni secolari. Per chi non ama il mare e non vuol fare tanti chilometri per arrivare all’Appennino, è una meta ideale, negli anni in cui sono stato parroco di Agnano si andava su a piedi con i ragazzi e sui prati erano interminab­ili partite a pallone», racconta don Antonio. Che ha anche la passione per la bici. «Il babbo era tifoso di Bartali, io comincio ad appassiona­rmi con Magni e Nencini, sono amico di Franco Bitossi, una grande atleta e una bella persona. Nelle mie pedalate in gioventù il Serra l’ho fatto tre volte, due da Buti e una da Calci. Qualche altra volta fui respinto, non penso fosse un fatto di gambe, la salita mi emozionava come quando bambino guardavo quel monte con timore reverenzia­le, troppo misterioso e bello per pensare di conquistar­lo, di arrivarci in cima».

Il Serra è stato l’iniziazion­e di don Antonio alla passione per l’escursioni­smo. «Le mie montagne preferite? Oltre al Serra, le Apuane, le Dolomiti, le tre Cime di Lavaredo , la traversata del ghiacciaio del Monte Bianco e la Cima dell’Adamello. Camminare vuol dire avere un tempo per se stessi, soli ma non perduti, avendo una meta. Quando cammino penso, prego, ricordo le persone, canto dentro di me canzoni religiose ma anche di Guccini, da “Dio è morto” alla “Locomotiva”. Due estati fa ho fatto le ultime nove tappe del Cammino di Santiago, una venticinqu­ina di chilometri al giorno». Quasi due settimane dopo l’inferno, che fare? «Tenacia, solidariet­à, amore per questi monti che nella parte più bassa, molti secoli fa, furono terrazzati con muri a secco per la coltura dell’olivo. Ora tanti oliveti sono andati in fumo. Bisogna rimboccarc­i le maniche. E poi…». Poi cosa don Antonio? «Da appassiona­to di ciclismo ricordo che sul Serra negli anni ’70 ci passò per tre volte il Giro d’Italia. Potesse passarci ancora, sarebbe un segno che aiuta la rinascita...».

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 ??  ?? Uno scorcio del Monte Serra oggi nella fotografia pubblicata sul web dal sindaco di Calci Massimilia­no Ghimenti. Sotto la Certosa di Calci assediata dalle fiamme la notte del 24 settembre. A centro pagina don Antonio Cecconi, parroco di Calci, sulle Cime di Lavaredo
Uno scorcio del Monte Serra oggi nella fotografia pubblicata sul web dal sindaco di Calci Massimilia­no Ghimenti. Sotto la Certosa di Calci assediata dalle fiamme la notte del 24 settembre. A centro pagina don Antonio Cecconi, parroco di Calci, sulle Cime di Lavaredo
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