La dura legge del gol
Rispetto alle rivali per un posto in Europa la media è molto più bassa: durante la pausa Pioli dovrà lavorare per migliorare l’intesa, anche proponendo nuovi schemi
Appena cinque reti in tre: gli attaccanti della Fiorentina segnano poco
Tutto torna. E, stavolta, non è servito nemmeno troppo tempo. Otto partite, ed ecco la classifica: Juventus, Napoli, Inter, Lazio, Sampdoria, Roma e Fiorentina. Con un asterisco: il Milan (così come il Genoa) deve ancora recuperare una partite e, vincendola, aggancerebbe la Lazio al quarto posto. Eccole lì, le squadre più accreditate per i piazzamenti che contano. Con un elemento che aiuta a capire perché, oltre a tanti altri motivi, queste squadre son più forti delle altre.
Basta dare un occhio alla classifica cannonieri. Chi ha (almeno) un grande attaccante (Insigne, Ronaldo, Immobile, Dzeko, Icardi, Higuain), sta lassù. Compreso il Genoa di Piatek (capofila dei bomber con 9 reti) che, al pari del Milan, vincendo il recupero volerebbe al quarto posto. Sono loro, quelli che segnano, a far vincere le partite. E qua veniamo al guaio della Fiorentina, che sembra portarselo dietro dalla scorsa stagione: il gol. Non caso nella costruzione della squadra Pioli e Corvino son ripartiti da lì. «Rispetto all’anno scorso dovremo segnare di più». Il mister, in estate, l’ha ripetuto fino alla noia. Per questo è arrivato Pjaca e, per questo, si è studiato un gioco più verticale. C’è una regola, però, che non andrebbe mai dimenticata: quella dei numeri. Diceva Galliani. «Quando devo scegliere un centravanti guardo l’Almanacco Panini». Ecco perché i viola — almeno in questa prima parte della stagione — hanno pagato dazio rispetto alla concorrenza.
I numeri: abbiamo preso in esame quelle squadre (Lazio, Sampdoria, Atalanta, Torino e Sassuolo) che, probabilmente, faranno la corsa con la Fiorentina, considerando fuori concorso Juventus, Napoli, Inter, Roma e Milan.
Ne vien fuori un quadro (abbastanza) preoccupante. Partiamo dal Cholito. Ad oggi l’argentino ha segnato 28 gol in 81 presenze in Serie A, con una media di una rete ogni 2,89 partite. Chiesa, invece, è fermo a 11 centri in 71 presenze. Uno ogni 6,45 gare. E poi Pjaca. Ventidue presenze in A, e un gol. Totale: 40 gol (in tre) in 174 presenze complessive in Serie A. In pratica, il tridente viola, segna una volta ogni 4,35 partite. Veniamo alla Lazio. C’è Immobile (160 presen- ze in A, 89 reti, uno ogni 1,79 partite) al quale abbiamo abbinato Luis Alberto che, nel nostro campionato, vanta 13 gol in 49 partite per una media di uno ogni 3,76 presenze. Totale: 102 gol in 209 partite: uno ogni 2,04 gare. Capitolo Samp. Quagliarella è a quota 129 centri in 410 partite (uno ogni 3,17), mentre Defrel ha segnato 34 reti in 120 presenze (uno ogni 3.47 gare). Totale: 163 gol in 530 partite. Media: uno ogni 3,2 gare.
E poi l’Atalanta, dove Zapata conta 40 centri in 139 presenze e il Papu Gomez 51 in 241 apparizioni. Risultato: 91 gol in 380 gare, per una media di una rete ogni 4,17 partite. E poi il Toro. Belotti vanta 56 reti in 148 presenze, mentre Zaza è fermo a 26, con 94 partite. Totale: 82 gol in 242 partite, per una media di un centro ogni 2,95 match.
Infine il Sassuolo. Berardi, Boateng e Babacar hanno messo insieme 361 partite in A, segnando 94 reti, con una media di una ogni 3,84 gare. Il tridente della Fiorentina insomma, è quello che, per storia, segna meno. È vero. Simeone, Chiesa e Pjaca hanno molte meno presenze sulle spalle ma la media, fino ad oggi, parla chiaro. E questo inizio di stagione pure. Dopo 8 giornate i tre hanno segnato 5 gol. Due il Cholito e Federico, e uno il croato. E se il capocannoniere viola continua ad essere Benassi (3 reti) vuol dire che qualcosa non torna. Ci lavorerà, Pioli. Sistemata la difesa, resta l’attacco. Allora si che la sua (bella) creatura potrà spiccare il volo.