Corriere Fiorentino

LE CARTE DI NARDELLA

- di Paolo Ermini

Il vice presidente del Consiglio regionale Marco Stella, di Forza Italia, predica imperterri­to l’unità del centrodest­ra -ovunque, dalle Alpi a Capo Passero, passando per la Futa e Radicofani- ma i segnali che arrivano dalla Lega fanno intraveder­e altri spartiti. Almeno in Toscana.

La determinaz­ione con cui la sindaca di Cascina, Susanna Ceccardi, ma anche il ministro del turismo Gian Marco Centinaio (intervista­to ieri da Repubblica), hanno detto no alla nuova pista di Peretola e sì allo sviluppo dell’aeroporto di Pisa fa capire che non siamo di fronte a una voce dai due sen fuggita, ma a una scelta meditata che fa a botte con il buon senso e il realismo, che rendono improbabil­e la costruzion­e di una terza pista al Galilei, e allontana il Carroccio dai suoi tradiziona­li alleati spingendol­o sempre di più verso il Movimento Cinque Stelle, al quale peraltro la stessa Ceccardi ha già offerto un patto per le elezioni di primavera nei piccoli Comuni.

La resistenza del sottosegre­tario leghista Guglielmo Picchi, fiorentino, a favore dell’ampliament­o del Vespucci, al di là della ragionevol­ezza delle argomentaz­ioni, non sembra destinata al successo: la partita finale si giocherà infatti sul tavolo di Matteo Salvini, che della Ceccardi è ormai comandante e tifoso al tempo stesso.

La svolta della Lega ha un duplice effetto. Innanzitut­to obbliga tutta la componente più moderata del centrodest­ra a ripensare obiettivi, mezzi e collocazio­ne se non vuole ridursi a fare da comparsa. Ma non può essere che un passaggio coraggioso vista la necessità di ricucire molti strappi tra forze che ora non possono riconoscer­si nella leadership di Matteo Salvini. Parallelam­ente la vicinanza sempre più stretta fra Lega e M5S mette fuori gioco la componente del Pd che puntava ancora a un’intesa con Di Maio & C.

A pochi giorni dalla Leopolda l’appello di tredici sindaci, tra i quali Dario Nardella, per la candidatur­a di Marco Minniti alla segreteria del Pd fa capire che Matteo Renzi ha finalmente deciso, sostenendo un nome «forte» e di grande esperienza che fino a qualche mese fa gli avrebbe fatto parecchia ombra.

Se fosse Minniti il nuovo segretario Pd le elezioni per Palazzo Vecchio potrebbero diventare il primo vero banco di prova della nuova leadership in un duello con la Lega all’insegna di un modello diverso su sicurezza e immigrazio­ne. Intanto, con la svolta del Carroccio su Peretola Nardella si è già ritrovato in mano un’ottima carta da giocare in campagna elettorale. Senza contare che la battaglia dell’aeroporto può essere anche un ampio paravento per nascondere i guai del traffico provocati dalle nuove tramvie.

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