Corriere Fiorentino

Pezzella in Nazionale segna e mostra il numero di Astori

Ha raccolto l’eredità di Davide, in campo e negli spogliatoi

- di Matteo Magrini

«Dentro quella fascia c’è Firenze, la sua storia, la sua anima. E c’è pure Davide, le sue iniziali, il suo nome, il nostro tutto». Ecco chi è, German Pezzella. Lider Maximo di una squadra che, da un dolore che non si può spiegare, ha saputo trovare la forza per ripartire. Più forte di prima. Con quelle parole, l’argentino, ha raccontato al mondo cosa sia, oggi, la Fiorentina. Parole (appunto) ma non solo. In ogni gesto di ogni singolo giocatore c’è sempre, e comunque, il ricordo di Davide. E il difensore argentino, che da Astori ha ereditato il ruolo di capitano, ne è stato (giovedì sera) il manifesto definitivo.

Si giocava il match (amichevole) tra la sua Nazionale e l’Iraq. Per lui, titolare, era la quinta presenza in albicelest­e. Quella buona, per trovare il gol. Il primo, con quella «camiseta». Un calcio d’angolo, la sponda di un compagno, un colpo di testa forte e preciso. Poi, l’esultanza. Un bacio alla maglia, lo sguardo verso il cielo, e le mani a formare quel numero. Il «13». Quello che ogni domenica porta al braccio, su quella fascia bellissima che tanto ha fatto discutere. L’ha voluta, e l’ha difesa. Ha sfidato le regole, e ha vinto.

Del resto, Pezzella, è fatto così. Parla poco, magari, ma sa farsi ascoltare. Esattament­e come Astori. Dicono che ne abbia ereditato non solo il simbolo della leadership ma anche, e soprattutt­o, i comportame­nti. È lui, nei ritiri pre partita, il primo a scendere per la colazione. È lui il primo ad arrivare in palestra, e ad accendere le luci. È lui che, ad ogni nuovo acquisto, spiega cosa voglia dire entrare in quello spogliatoi­o. Un atteggiame­nto che, nelle settimane che seguirono quel maledettis­simo 4 marzo, fece capire a Pioli di non essere solo. C’era Badelj, e c’era Pezzella.

Per questo, dopo la partenza del croato il capitano non poteva che essere l’argentino. Come Passarella, Batisuta e Gonzalo Rodriguez prima di lui. Un legame speciale, quello tra Firenze, la Fiorentina e gli argentini. Così, il centrale ex River Plate, è diventato il leader di una difesa che oggi rappresent­a il punto di forza della Fiorentina. Pezzella è decimo in A per passaggi intercetta­ti (2,3 di media a partita) mentre è 196simo per falli fatti (soltanto 0,6 in media a gara) il che ne testimonia la classe. Difende, senza aver bisogno di scorrettez­ze. Altro esempio. German (0,3 di media) è 164simo per dribbling subiti. Saltarlo è missione praticamen­te impossibil­e. Non a caso, Pioli, non ci rinuncia mai.

In campo per 720’ su 720’, più i recuperi. Per non parlare dello scorso anno. Sempre presente, tranne che all’esordio con l’Inter (era appena arrivato), nella trasferta di Cagliari (infortunio) e nelle sfide con Bologna e Sassuolo, saltate per squalifica. Sarà così anche domenica prossima. E pazienza se nel frattempo (martedì) avrà dovuto sfidare anche il Brasile e se si presenterà da Pioli a poche ore dalla gara col Cagliari. Una partita speciale, tra l’altro. La partita di Davide. Quella giusta, magari, per segnare ancora. Non ci riesce (con la Fiorentina) dal 16 settembre dell’anno scorso. Anche allora (sotto gli occhi di Passarella) fu un colpo di testa. Come giovedì, con l’Argentina. Di certo, la dedica, non cambierebb­e.

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German Pezzella esulta mostrando il numero 13 dopo il primo gol con la maglia della sua Argentina

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