Corriere Fiorentino

I nostri lettori continuano il Cantico di chi abita in centro

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L’editoriale del direttore Paolo Ermini, «Il cantico del residente», pubblicato sul

Corriere Fiorentino di domenica 14 ottobre, è stato lo spunto per diversi lettori che ci hanno inviato i loro «addendum». Ve ne proponiamo alcuni.

Condivido con il direttore Ermini almeno una cosa: abito in Oltrarno. E poiché «uno vale uno», come si dice adesso, mi permetto di aggiungere un undicesimo passo al suo beato articolo: 11. Beate le città come (per esempio) Monaco di Baviera che hanno realizzato parcheggi di pertinenza intorno al centro storico consentend­o a tutti di raggiunger­lo e viverlo facilmente, residenti e frequentat­ori, senza stupide criminaliz­zazioni delle auto che tutti necessaria­mente possiedono e che da qualche parte devono pur ficcare. PS Se Firenze si trova nelle situazioni in cui è si sa chi ringraziar­e o no? Leonardo Tozzi

12. Beate le città in cui la speculazio­ne edilizia non ha sbattuto gli indigeni in periferia, o in cui almeno questi dequentabi­le saparecido­s possono accedere liberament­e in centro Vasco Cicognani

Beata la città in cui i padroni dei cani ( a Firenze sono molti ) rispettano le regole 1. Pulizia escrementi 2. Uso della museruola in modo da non rischiare di azzannare le mani dei bimbi sul passeggino che percorrono marciapied­i stretti. 3. Rispetto di chi ha timore dei cani 4. Se a Firenze in molti parchi esiste il recinto per i cani, perché li fanno correre liberament­e? Paola De Caro

13. Beate le città dove il sindaco e l’arcivescov­o non consentono che il centro religioso (Piazza del Duomo e Piazza di San Giovanni, nel nostro caso) si riducano, giorno e notte, a un’immonda infre- schifezza. Basterebbe ripristina­re il servizio pubblico di trasporto per spazzare via dehors, turismo spazzatura, abusivi, cantori di strada, pittori con ombrellini e quant’altro. Meglio un autobus o un tram rispetto a tutto quello che circola attorno alla Colonna di San Zanobi. Piero Micheli

Da residente del centro alla fine dovrò piegarmi e fuggire. Solo per fare un esempio : sono abituata a non dormire e dormire male molto male. Ieri sera avevo mal di testa volevo dormire prima del solito. Chiunque lo ritiene un proprio diritto in casa propria. Ma non io, io non posso. Devo aspettare che fermino la musica del ristorante sotto e che tutti i turisti che animano il palazzo fino alle 2 finalmente si addormenti­no e smettano di muovere valigie e mobili sia sopra che sotto. Devo anche sperare che dopo le 2 nessuno urli per strada. E questo ogni giorno. Non è neanche immaginabi­le. E alla fine dovrò cedere e scappare. Ma questo è un male non solo per me ma per tutta la comunità. Lucia Rossi

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