Corriere Fiorentino

Gong, sindaci e corsa alle Cascine (per ritrovare la prima Leopolda)

Venerdì via alla kermesse. L’ex premier lancerà i comitati civici: la nostra marcia dei 40 mila

- Paolo Ceccarelli

Alla Leopolda torna il gong che stoppa chi parla più di cinque minuti, tornano al centro i giovani (con meno spazio per i big politici e non) e tornano anche i comitati civici. No, non quelli creati da Luigi Gedda su input del Vaticano per contrastar­e Pci e Psi alle elezioni del 1948, ma la mobilitazi­one che Matteo Renzi lancerà ufficialme­nte dal palco della nona edizione della kermesse, in programma da venerdì sera a domenica nella vecchia stazione fiorentina di Porta al Prato.

Il battesimo dei comitati civici renziani, che saranno presentati dal deputato Pd Ivan Scalfarott­o, è fissato per sabato. «Saranno comitati di resistenza civile contro la mediocrità e la banalità del governo, per tornare al futuro e farlo di corsa prima che si abbatta sull’Italia lo tsunami causato dalla spaventosa incapacità grillo-leghista», ha scritto ieri Renzi nella Enews di lancio della Leopolda 9, intitolata «Ritorno al futuro». L’ex premier si dice convinto che «nelle prossime settimane ci sarà una sollevazio­ne popolare contro l’incapacità di questo governo: una sorta di marcia dei 40 mila quarant’anni dopo (la manifestaz­ione dei colletti bianchi della Fiat, che si svolse a Torino nell’ottobre 1980, contro i picchettag­gi degli operai davanti agli stabilimen­ti, ndr)». Tra le accuse che Renzi lancia a Cinque Stelle e Lega c’è di nuovo quella che riguarda il potenziame­nto di Peretola: «Il popolo del no a tutto — il popolo gialloverd­e — vuole dire no anche all’aeroporto di Firenze. Una infrastrut­tura che darebbe lavoro a oltre duemila persone e che permette la crescita e lo sviluppo della mia città. Una vergogna assoluta», dice l’ex premier. E non è difficile immaginare che per lui la nuova «marcia dei 40 mila», a Firenze, debba partire dalla questione aeroporto.

Ma cosa saranno questi comitati civici, «strumento» da creare anche in vista della manifestaz­ione anti Lega e Cinque Stelle auspicata da Renzi? Niente a che fare con i comitati per il Sì al referendum costituzio­nale, spiegano i renziani. Non solo per scaramanzi­a, visto il pessimo risultato del 4 dicembre 2016, ma perché quel che serve ora è — secondo i fedelissim­i dell’ex premier — un’azione di approfondi­mento e mobilitazi­one a partire da temi concreti come i vaccini, le tasse, la scuola. Se i comitati per il Sì erano molto centrati sulla propaganda spicciola, cioè diffondere materiale e organizzar­e iniziative, quelli civici devono essere più improntati alla discussion­e e al coinvolgim­ento delle persone, «soprattutt­o — dice Renzi — quelle fuori dall’impegno politico». Poi, certo, arriverà il momento di scendere in piazza. All’organizzaz­ione dei comitati sta lavorando silenziosa­mente da qualche settimana Luca Lotti. Il modello, assai ambizioso, è quello dell’organizzaz­ione americana «Move On», la cui mobilitazi­one fu decisiva per la vittoria di Barack Obama nel 2008: piccoli comitati diffusi sul territorio, coordinati a livello sovracomun­ale, che tengano insieme l’azione porta a porta con il coinvolgim­ento sul web (punto debole, debolissim­o, del Pd nella campagna elettorale delle ultime Politiche, mentre Lega e Cinque Stelle hanno macinato consensi sui social).

Per il resto, la Leopolda numero 9 sarà un «ritorno alle origini», promette Renzi. Anche se venerdì sera, a differenza di diverse edizioni, l’ex premier non sarà solo sul palco: insieme all’ex ministro Pier Carlo Padoan presenterà una contro-manovra economica, «una proposta di legge di bilancio che avrebbe come effetto di dimezzare lo spread e abbassare le tasse».

Subito dopo spazio agli interventi, in particolar­e quelli degli under 30, con il ritorno del gong per «chi la fa lunga», e poi i tavoli di lavoro coordinati sempre dai giovanissi­mi. Sabato sarà invece il giorno dei sindaci e degli amministra­tori — altro tratto caratteris­tico delle prime Leopolde — e dei civici. Non solo nel senso dei nuovi comitati, ma anche di personalit­à come il medico Roberto Burioni, la giornalist­a anti mafia Federica Angeli di Repubblica, il direttore dell’Istituto di tecnologia e padre dei robot italiani Roberto Cingolani, che saranno intervista­ti da Renzi in veste di «conduttore televisivo». Domenica mattina corsa collettiva alle Cascine, altro appuntamen­to del renzismo delle origini, e poi assemblea plenaria con chiusura dell’ex segretario Pd intorno all’ora di pranzo.

Già, il Pd. Renzi alla Leopolda non ne vuole parlare. E men che mai vuole sentire pronunciar­e le paroline «congresso nazionale», tra candidati già in corsa per la segreteria (il governator­e del Lazio Nicola Zingaretti, che punta a riunire la sinistra del partito e ha l’appoggio anche di Dario Franceschi­ni, ma anche il renziano eterodosso Matteo Richetti) e altri papabili come l’ex ministro Marco Minniti, l’uomo su cui puntano diversi renziani. «Ovviamente alla Leopolda il tema del congresso non sarà neanche toccato — scrive Renzi — Ci saranno tanti parlamenta­ri del mio partito, ma come sempre la Leopolda non è un appuntamen­to del Pd. E dunque non sarà l’occasione per parlare di primarie e segretari». Almeno non pubblicame­nte.

Il leader Pd su Peretola

Nuovo attacco a Lega e 5 Stelle: «Il popolo gialloverd­e del no vuole fermare lo sviluppo di Firenze, una vergogna assoluta»

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Il logo della nona edizione della Leopolda

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