La rivincita di Cristiano
Decisivo in azzurro Biraghi ha regalato la prima vittoria a Mancini spazzando via le critiche Il terzino ora è un punto fermo. Le minacce sui social della scorsa stagione sono dimenticate
Sono i giorni del riscatto per Cristiano Biraghi. Con il suo gol in pieno recupero il terzino viola ha cambiato l’immediato futuro della Nazionale. In Nations League, con la retrocessione dei polacchi e l’opportunità del primato nel girone battendo il Portogallo, ma anche lungo la strada della rinascita azzurra. Il suo centro, il primo in Nazionale, premia la miglior prestazione del gruppo di Mancini e soprattutto lo consacra a dispetto di un clima nei suoi confronti che a Firenze è stato persino pesante.
«Sono orgoglioso di essere italiano e di rappresentare un paese fatto di persone che non sanno cosa vuol dire mollare — ha scritto ieri Biraghi sui social — e noi che rappresentiamo questo Paese dobbiamo avere grinta, coraggio e cuore. È per te DA13». Una dedica ripetuta, quella per Astori, dopo l’esultanza per il gol decisivo alla Polonia. Eppure l’ascesa di questo terzino cresciuto nelle giovanili dell’Inter è passata attraverso il lavoro in allenamento e sotto lo sguardo di Pioli che in lui non ha mai perso la fiducia.
Originario di Cernusco sul Naviglio, Biraghi è cresciuto a Carugate in Lombardia, in quella provincia milanese dove il lavoro è qualcosa di più di una semplice occupazione. Un modo di essere, che tempra anche i più piccoli. Come Cristiano, che inizialmente giocava attaccante per poi crescere come difensore a spasso per l’Italia oltre a un anno in Spagna. Juve Stabia, Cittadella, Catania, Chievo, Granada fino al Pescara in Serie Bea quella chiamata dalla Fiorentina che aveva sollevato soprattutto malumori. L’inizio non è stato semplice, ma grazie a carattere e lavoro Biraghi si è conquistato i suoi spazi. Senza mai deprimersi. Nemmeno quando erano i suoi tifosi a subissarlo di critiche e insulti.
Dopo appena tre giornate, nel suo primo anno fiorentino, la sconfitta contro il Chievo scatenò un’ondata di offese con tanto di intollerabili minacce di morte verso la sua famiglia sul suo profilo instagram. Biraghi rispose in prima persona agli «haters», ma il clima di scetticismo è durato a lungo. Anche nelle partite successive, tra un battuta e l’altra per quella stessa marca di parmigiano che ieri sul web spopolava accanto a una lasagna con riferimento all’azione del gol.
Ai tempi non bastavano nemmeno i primi assist per Simeone a stoppare le critiche e anche quando Di Biagio lo convocò per i primi stage a Coverciano l’ironia intorno a lui la diceva lunga. Era il febbraio scorso quando Biraghi si ritrovò catapultato nel clan azzurro, mentre in tanti puntavano il dito sullo stato di un calcio italiano costretto a rivolgersi a lui. Invece Biraghi si è guadagnato stima e fiducia gara dopo gara, alternando assist sempre più precisi a una copertura più attenta, fino all’ultima settimana in cui si è ritrovato due volte titolare in Nazionale nel giro di pochi giorni. In estate il Milan ha chiesto informazioni ma lui ha declinato, adesso si profila un nuovo derby di mercato visto che anche l’Inter si sarebbe pentita del suo mancato riscatto. Musica per le orecchie di chi ha creduto in lui come Corvino che lo prelevò dal Pescara per appena 2,5 milioni di euro. In appena un anno Biraghi è diventato una delle colonne portanti della solida difesa viola. Dove oltre al goleador Milenkovic a quota due gol in campionato, e a quel Pezzella reduce dal primo centro con la nazionale argentina, c’è spazio anche per il nuovo Cristiano Biraghi: una freccia mancina indispensabile per la Fiorentina e per l’Italia.