Corriere Fiorentino

Firenze, troppa fretta e tanti abbagli

Ironia, scetticism­o: li chiamavano «scarsi», ma sono diventati grandi

- Matteo Magrini

Cristiano...e i suoi fratelli. Oggetti misteriosi diventati certezze nonostante i pregiudizi e (iniziali) facili ironie. Sommersi di critiche, soprattutt­o, salvo poi venir issati sul trono nella speranza che giudizi fin troppo precoci vengano dimenticat­i al più presto. Capita spesso, nel calcio, ma Firenze negli ultimi anni gli errori di valutazion­e della piazza iniziano a essere parecchi.

«Servirebbe pazienza, ma in Italia non ne abbiamo», ha detto giusto qualche giorno fa Roberto Mancini. Lui stesso, nel giro di qualche giorno, è passato da «inadatto» a profeta di una Nazionale che prova a rinascere da idee nuove. Il pallone è pieno di storie così e la Fiorentina, da questo punto di vista, non fa eccezione. Anzi. Biraghi, appunto, ma non solo, e visto che parliamo di terzini sinistri come non pensare a Marcos Alonso? Oggi (insieme a Marcelo) è forse il miglior al mondo nel suo ruolo. Eppure, da queste parti, non se n’era accorto quasi nessuno. Arrivato a parametro zero dal Bolton nell’estate del 2013, a gennaio fu spedito in prestito al Sunderland accompagna­to da critiche feroci. Tornò sei mesi più tardi, ed esplose. Talmente dirompente la sua crescita, da convincere il Chelsea a spendere quasi 30 milioni pur di riportarlo in Inghilterr­a. «Una cifra folle», dicevano. Non era esattament­e così.

E poi Neto. Portiere brasiliano (che Corvino portò in Italia per circa 3 milioni) per mesi trattato come una specie di paperino. Giocava poco, e male. Un pacco, per molti, salvo poi accorgersi di avere in casa un numero uno vero. Forte. E così, ecco gli applausi. Indimentic­abile, in questo senso, la standing ovation (11 febbraio 2014) dopo la semifinale di ritorno di Coppa Italia. Una partita vinta (contro l’Udinese) anche e soprattutt­o grazie a lui. Lo stesso Salah, quando arrivò, scatenò ironie e battute. «Abbiamo preso il Messi delle Piramidi»», ironizzava­no i tifosi. Non sapevano che, una battuta, si sarebbe avvicinata alla realtà. E poi Veretout. «Ma chi è? E l’abbiamo pure pagato 7 milioni!», urlava la gente. Oggi, il francese, è uno dei migliori centrocamp­isti del campionato, vale una trentina di milioni, e il Franchi è pazzo di lui. E poi ancora Laurini, in parte Vitor Hugo. Oppure Rebic. Da «bidone» a sorpresa degli ultimi mondiali che potrebbe regalare grazie a una clausola del contratto una pioggia di milioni nei prossimi mercati.

Non solo. Perché vale anche il discorso contrario. In quanti son stati accolti da fenomeni (Mario Gomez, Sissoko, per non parlare del mitico Leandro o di Nuno Gomes) e se ne sono andati tra gli insulti? E in quanti sono partiti tra contestazi­oni alla società e rimpianti (Kalinic, Borja Valero. Ljajic, Jovetic) salvo poi, lontani da Firenze, spegnersi pian piano? Dalle stelle alle stalle. E viceversa. Eppure, per evitare brutte figure, basterebbe aspettare il verdetto del campo. Evitando, accuratame­nte, quello dei social.

 ??  ?? Marcos Alonso esulta con la FA Cup. Il terzino del Chelsea è tra le colonne della squadra di Sarri A sinistra Mohamed Salah con la maglia del Liverpool
Marcos Alonso esulta con la FA Cup. Il terzino del Chelsea è tra le colonne della squadra di Sarri A sinistra Mohamed Salah con la maglia del Liverpool
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