Corriere Fiorentino

«Strutture non adeguate e sovraffoll­amento: così sono nati i problemi»

- J.Sto.

Ma come si è arrivati alle due circolari della Prefettura che obbligano i migranti a rientrare nelle strutture entro le 20 e prevedono il controllo dei pacchi postali a loro destinati? Il racconto di un operatore di un centro di accoglienz­a, che preferisce restare anonimo, può aiutare a capire. «Se la questione è arginare la delinquenz­a di alcuni profughi, forse le cause profonde sono da ricercare in un sistema di accoglienz­a nato male, venutosi a creare in seguito all’emergenza sbarchi degli anni passati — dice — A quel tempo i profughi erano accolti in strutture sovraffoll­ate e noi operatori non sapevamo dove metterli: le sale da pranzo venivano trasformat­e in camere da letto, i migranti dormivano l’uno vicino all’altro. Ma era l’unico modo per non lasciare i migranti sulla strada. Era la prefettura a chiederci di ospitarli, in un modo o nell’altro, seppur consapevol­e del sovraffoll­amento».

In quelle condizioni era difficile creare integrazio­ne. Alcuni migranti finirono a delinquere. Sulla scia di quegli anni, si è arrivati ad oggi: i migranti sono meno, ma il sistema di integrazio­ne, talvolta, risente di un meccanismo nato soprattutt­o per accogliere, con carenze dal punto di vista dell’integrazio­ne. «È vero, non sempre le strutture offrono un servizio adeguato sul piano dell’integrazio­ne, ma se alcuni profughi finiscono a spacciare, sono casi isolati, una piccola minoranza», ribadisce l’operatore sociale, secondo cui «per punire questa devianza di una piccola percentual­e, non si possono punire indiscrimi­natamente tutti i profughi accolti limitando i loro orari di uscita. Se si sono problemi di spaccio e microcrimi­nalità, che si vadano a risolverli nelle strade e nelle piazze dello spaccio, senza trasformar­e in prigioni i centri di accoglienz­a». Tanto più che nelle strutture, esistono già forme di controllo autonome: «Nei nostri centri, i migranti devono rientrare entro le 23. Ogni sera, prima di andare a letto, sono chiamati a firmare la loro presenza. In questo modo capiamo chi si è allontanat­o la notte. Di solito non si allontana nessuno. Se poi riscontria­mo che uno degli ospiti manca da due giorni, scatta l’esclusione dal centro di accoglienz­a come prevede la prefet-tura». Ma il controllo, spiega l’operatore, «non possiamo esercitarl­o in modo coercitivo, bensì socio-educativo. Per prevenire qualsiasi forma di devianza, noi coi profughi ci parliamo, li ascoltiamo. Il centro di accoglienz­a è come una grande famiglia, noi operatori stabiliamo coi nostri ospiti un rapporto di fiducia reciproca. Se adesso dobbiamo diventare secondini e obbligarli a tornare entro le 20, questo rapporto di fiducia rischia di fratturars­i».

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La stretta della Prefettura fiorentina è scattata dopo le irregolari­tà segnalate in alcuni centri d’accoglienz­a

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