Nardella lancia l’offensiva «La sicurezza è nostra»
L’ex premier sul palco con Bonolis e gli altri ospiti. Il sindaco: con la Lega c’è il rischio Far West
«Io fermo non sto, io vado al contrattacco», dice Dario Nardella appena sceso dal palco della Leopolda. Nel suo intervento — uno dei più applauditi della mattinata dedicata agli amministratori locali — ha parlato di immigrazione, scuola e soprattutto di sicurezza. Ed è su questo fronte che il sindaco di Firenze vuole lanciare il contrattacco alla Lega in vista del voto del prossimo maggio per Palazzo Vecchio. Perché «quando parliamo di sicurezza ci viene detto che inseguiamo il Carroccio, che sembra avere il copyright della parola», ma la risposta del Pd non può essere copiare l’approccio leghista e neanche — è il ragionamento del sindaco — parlare d’altro o peggio restare in silenzio. «Io dico: la questione sicurezza c’è, i cittadini la sentono. A Firenze non c’è un’emergenza e io non ne farò la cifra della mia campagna elettorale, ma il problema non va nascosto. Piuttosto va affrontato con ricette chiare e alternative a quelle dei populisti», dice il sindaco mentre alla Leopolda dominano tutt’altre suggestioni, dal talk show condotto da Renzi con ospiti tra gli altri Paolo Bonolis (che porta un poncho all’ex premier «così hai qualcosa di sinistra») e il medico anti bufale Roberto Burioni («In Messico dal 1996 non hanno più vittime per morbillo, possibile che da noi ora sia morta una persona a Trieste?») al giallo sulla candidatura a segretario dell’ex ministro Marco Minniti.
Forse non è un caso che Nardella vada dritto sul tema sicurezza tre giorni dopo il faccia a faccia che ha avuto con la sindaca di Cascina e neo-commissaria della Lega toscana Susanna Ceccardi. Ma al di là delle scaramucce con l’esponente del Carroccio, l’inquilino di Palazzo Vecchio è convinto che la prima cosa da fare per rispondere all’offensiva leghista sia rispondere punto su punto. «Parliamo di cosa ha fatto il governo in queste ultime settimane — ha detto alzando la voce dal palco — Parliamo del decreto sulla detenzione di armi da fuoco, che raddoppia il numero di quelle che si possono tenere in casa. Parliamo del messaggio che hanno fatto passare sulla legittima difesa: “Cari cittadini, difendetevi da soli, tanto toglieremo tutti i limiti alla legittima difesa”. Ma questa è un’idea da Far West, così si lasciano i cittadini in uno stato di paura permanente e si offende la professionalità delle forze dell’ordine».
Però è un fatto che il Pd e più in generale la sinistra vadano in difficoltà sul tema della sicurezza. «La nostra idea — dice il sindaco — deve essere questa: noi cittadini paghiamo le tasse perché lo Stato deve proteggere le nostre comunità. Noi dobbiamo dire forte e chiaro che vogliamo vivere in comunità tranquille, protette, con periferie ben illuminate e dove ci siamo posti in cui stare insieme. E vogliamo che ci siano dati gli agenti delle forze dell’ordine che mancano alle nostre città». La seconda operazione da fare, suggerisce Nardella, è smontare la formula immigrazione uguale problema di sicurezza su cui insiste la Lega. «Il tema della legalità va posto a prescindere dalla provenienza di chi abbiamo davanti, perché la sicurezza dei cittadini è un diritto fondamentale sempre».
Nardella è stato più volte accusato, da sinistra, di essere troppo «securitario». Ieri il sindaco è sembrato rispondere anche ai suoi ex compagni che sono critici su questo punto. Alla fine del suo intervento, ha tirato fuori la fascia tricolore col Giglio e l’ha quasi sventolata per attaccare la sindaca di Lodi per il caso dei bambini stranieri esclusi dalla mensa scolastica: «Noi sindaci abbiamo giurato sulla Costituzione, che dice: “La scuola è aperta a tutti”. Cara sindaca di Lodi, è sui banchi di scuola che si diventa cittadini!». Applausi. Ma questa era la Leopolda. In campagna elettorale sarà un’altra cosa.
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Con la fascia tricolore Cara sindaca di Lodi, abbiamo giurato sulla Costituzione che dice che la scuola è aperta a tutti