Gli appunti sul mondo nel taccuino di Leonardo
Il 30 si inaugura agli Uffizi la prima mostra italiana per i 500 anni dalla morte del genio di Vinci Gli appunti, i disegni, le considerazioni sull’acqua, la luna e la terra nel «Codice Leicester» prestato da Bill Gates
Il 30 ottobre si inaugura la prima mostra italiana dedicata a Leonardo da Vinci per i 500 anni dalla sua morte. Agli Uffizi saranno esposti gli appunti, i disegni, le considerazioni sull’acqua, la terra, la luna nel «Codice Leicester» prestato dal fondatore di Microsoft Bill Gates.
Scriveva Leonardo nel Codice Atlantico: «Io credo che invece che definire che cosa sia l’anima, che è una cosa che non si può vedere, molto meglio è studiare quelle cose che si possono conoscere con l’esperienza, poiché solo l’esperienza non falla. E laddove non si può applicare una delle scienze matematiche, non si può avere la certezza».
Partiva da qui una dissertazione del critico Federico Zeri sul valore del Codice Leicester, dallo spiegare che la grandezza di quei 72 fogli (dal 30 ottobre esposti alla biblioteca Magliabechiana degli Uffizi nella prima mostra italiana dedicata al cinquecentenario dalla morte dell’artista e scienziato di Vinci) sta tutta nel dare forma al procedere da fenomenologo, che ha reso il maestro della Vergine delle Rocce e dell’Adorazione dei Magi e della Gioconda, quel genio stupefacente che ancora ci sorprende. Il Codice arriverà in città la settimana prossima, insieme con il suo curatore, quel Fred Schroeder, nume tutelare dei fogli che Bill Gates, il magnate della Microsoft, comprò per quasi 31 milioni di dollari nel 1994 sesto proprietario in ordine cronologico (dopo Guglielmo della Porta, Giuseppe Ghezzi, Thomas Coke conte di Leicester, Armand Hammer e il Museum of Art and Cultural Center dell’Università della California). Prima informazione per gli amanti del gossip: Bill Gates non dovrebbe essere presente all’inaugurazione della mostra, organizzata insieme con il museo Galileo di Firenze e curata da Paolo Galluzzi che è anche il presidente del comitato nazionale per la celebrazione di Leonardo in Italia, e resa possibile dal contributo della Fondazione Cr Firenze). Per il Leicester, di cui esiste una copia anastatica al museo Galileo, e che nel 1982 è stato già esposto a Firenze, a Palazzo Vecchio, grazie all’interessamento di Renato Giunti, sono già arrivate delle teche super performanti, capace di proteggerlo da luce e agenti atmosferici, (anche se a questo ha già pensato un intervento conservativo che ha come plastificato i fogli) e da eventuali vandali. Quelle stesse teche Goppion che hanno inscatolato le porte del Battistero al museo dell’Opera del Duomo e che in questo caso avranno la forma di totem.
In mostra troveremo anche alcuni disegni originali di Leonardo, fogli dalla Biblioteca Apostolica Vaticana, dal Del moto et misura dell’acqua, il celeberrimo Codice sul volo degli uccelli dalla Biblioteca Reale di Torino compilato negli stessi mesi del Codice Leicester, quattro fogli del Codice Atlantico, prestati dalla Biblioteca Ambrosiana di Milano, che illustrano gli studi vincia- ni sulla Luna, dove è illustrata l’invenzione della gru con cui Leonardo intendeva velocizzare le operazioni di scavo del canale navigabile che doveva collegare Firenze al mare. Infine, due preziosi bifogli del Codice Arundel della British Library, con rilievi del corso dell’Arno nel tratto fiorentino con posizione e misure dei ponti di allora. Ma è al Codice Leicester che sarà riservata la maggiore attenzione. Tutta la parte multimediale della mostra, che consentirà di sfogliare e su supporti touch screen i 72 fogli, riguardano quel fitto intrico di appunti redatti tra il 1505 e il 1510, quando, già tornato a Firenze dopo la prima lunga permanenza a Milano, Leonardo viaggiava molto e studiava come deviare l’Arno per bloccare il rifornimento di merci a Pisa. Nei 72 fogli, dedicati allo studio dell’acqua, dei suoi vortici e delle sue correnti ma anche all’illuminazione del sole, della luna e della terra, ricordava Carlo Pedretti — uno dei maggiori studiosi leonardeschi scomparso a gennaio di quest’anno — lo scienziato «procedeva come in un libro di appunti. Quasi che si dedicasse alla registrazione dei suoi pensieri dando spazio a ripensamenti, cancellature, tagli». Scritti con la sua inconfondibile scrittura da destra verso sinistra sono corredati da disegni che, sempre secondo Pedretti, sono realizzati prima del testo. La capacità di osservare, descrivere e comprendere i fenomeni della natura riportati è sorprendente. «Nel soffermarsi sulla descrizione del flusso e riflusso del mare— è sempre Federico Zeri a venirci in aiuto — lui dà una definizione della terra, come una macchina che respira, che lascia stupefatti per la modernità». Era proprio questo suo respiro, questo suo moto continuo, a spiegare, secondo, lo scienziato il suo continuo modificarsi. Leonardo aveva visto, per esempio, che il lavorio delle acque «avrebbe infine spianato anche le montagne». Aveva capito che la terra e l’universo sono organismi viventi. E non basta: c’è un’altra intuizione geniale in questo Codice — come rilevato da Ruggero Pierantoni neurobiologo e studioso della percezione — e cioè la consapevolezza che le cose da lui osservate, anche una goccia di rugiada, sono composte di particule (molecole del tempo? ndr), tante quante ai suoi tempi erano percepibili a occhio nudo. Nello studiare la caduta su un piano di quella stessa goccia d’acqua Leonardo capì anche perché lo vide — il suo occhio doveva essere più penetrante e accorto di quello di un comune mortale — che quel moto era determinato non solo dal peso dell’acqua ma anche dalla pressione che essa subiva dall’ambiente circostante (la pressione atmosferica). Queste e altre spiegazioni saranno a corredo della mostra che, esposta fino al 20 gennaio del 2019, avrà, come già in quella dell’82 a Palazzo Vecchio un catalogo edito da Giunti.
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Federico Zeri
Nel soffermarsi sul flusso e riflusso del mare lui dà una definizione della terra, come una macchina che respira, che lascia stupefatti per la modernità