L’amore per Firenze, i consigli al sindaco e i timori per l’Arno
«Oggi voglio ricordare Wanda Ferragamo perché mi dava sempre consigli, suggerimenti, indicazioni su ciò che serviva o non serviva a Firenze». Dal palco della Leopolda, Matteo Renzi, ieri, prima di aprire il secondo giorno di lavori della kermesse politica ha voluto tributare «un ricordo grato e affettuoso» alla «Lady della moda internazionale», alla donna che amava visceralmente Firenze. Wanda Ferragamo, sottolinea l’ex assessore di Palazzo Vecchio e stilista Silvano Gori, «aveva a cuore il bene di Firenze. Tanto da preoccuparsi che strade e piazze fossero in ordine». Novantasei anni, sei figli e 67 tra nipoti e pronipoti, Wanda Ferragamo «adorava Pavarotti e Gianna Nannini — ricorda la nipote e figlia della primogenita Fiamma (morta nel 1998), Maria di Sangiuliano — Ha sempre voluto partecipare a tutto quello che accadeva in città: ripeteva che ad ogni evento culturale o sportivo i Ferragamo non dovevano mancare. Era il suo grazie a Firenze per tutte le gioie che le aveva regalato». Wanda non ha mai dimenticato le sue origini, e quella semplicità che era propria del suo carattere è stata anche il segno distintivo della sua vita e della sua storia professionale. Maria di Sangiuliano l’aveva vista per l’ultima volta un mese fa, a Firenze: «Abbiamo mangiato insieme ricordando mia madre, abbiamo parlato della mia evoluzione, della mia vita, dei figli, del matrimonio. Due settimane fa dovevamo rivederci ma mi disse che era stanca e dunque rinviammo a tempi migliori». Gli occhi di Wanda Ferragamo, che scrutavano dietro gli occhiali, hanno visto molto: lutti e gioie private, oltre al grande successo dell’azienda. Ma per lei la famiglia veniva prima di tutto: «In una delle mie interviste rivelò che per lei il periodo più difficile dell’anno era novembre, quando doveva decidere i regali da comprare ai nipoti», ricorda il giornalista Gianluca Tenti. «Per lei tutto doveva essere perfetto e ogni qualvolta ci parlavi ti regalava perle di saggezza — aggiunge — Era elegantissima, tranquilla, bella come una rosa, il suo fiore preferito. Se arrivando in ufficio notava che qualcosa non andava, subito scriveva all’amministratore di turno per sollecitare un intervento. Una volta, guardando l’Arno da una delle finestre di Palazzo Spini Feroni mi disse, scuotendo la testa, che “lo stato di salute di una città lo si deduce dal colore del suo fiume…”». Agostino Poletto, direttore generale di Pitti Immagine Uomo, ricorda che la signora Wanda «ha lasciato l’impronta di un’epoca probabilmente irripetibile», mentre la Fondazione CR Firenze la ricorda con affetto «anche per il suo ruolo nell’ente fin dalla sua istituzione».