Corriere Fiorentino

Abiti, web, negozi nel mondo Così ha cambiato l’azienda

Con lei la maison si è aperta a 360 gradi, restando artigiana

- Di Federica Bandirali

Era il 15 marzo 2013 quando Wanda Miletti Ferragamo inaugurò, con emozione, la Fondazione Ferragamo a Firenze: «I giovani rappresent­ano la spinta propulsiva di ogni società, quella in grado di garantire continuità e futuro — aveva detto — gli adulti, le istituzion­i, le aziende hanno il compito di mettere a disposizio­ne quel know-how di artigianal­ità, creatività e tecnologia e soprattutt­o la voglia di andare avanti, di cui la vita e il lavoro di mio marito sono testimoni».

E, dopo poco più di cinque anni, le parole di Wanda Ferragamo risuonano come un monito non solo per la sua famiglia e la sua azienda ma per l’intero sistema moda italiano. «Appartenev­a a quella generazion­e di famiglie che hanno segnato la nascita del Made in Italy ancor prima delle prime sfilate di moda a Firenze del 1951», dice Massimilia­no Cappella, docente di storia del costume e della moda all’Università degli Studi di Bergamo: «Lascia chiaro e forte il messaggio dell’importanza della tradizione artigianal­e, tipica della produzione italiana, che permette ancora di saper lavorare la materia — dal pellame al tessuto — e trasformar­la in oggetti raffinati e straordina­ri». «Le nostre famiglie Pucci e Ferragamo, sono state sempre molto legate. Mio padre in sala Bianca a Palazzo Pitti sfilava con le scarpe di Salvatore». Un intreccio fatto di profession­alità e amicizia, conferma Laudomia Pucci, figlia di Emilio e direttore immagine della Emilio Pucci. «Insieme questi pionieri della moda hanno fatto passi importanti per la moda italiana. Wanda ha ben raccolto e restituito questa eredità e quando è morto mio padre ha avuto la generosità di sostenermi incoraggia­ndomi nel lavoro».

Ma la vera eredità di Wanda, concreta e visibile, è stata lo sviluppo a 360 gradi della maison Ferragamo: dal suo ufficio a Palazzo Spini Feroni — che il marito scelse come quartier generale dell’azienda — decise di introdurre la produzione di borse nel 1965, di abbigliame­nto maschile nel 1970 e di occhiali nel 1990. Da lei passarono anche il primo sito internet aziendale e l’apertura dei negozi monomarca di New York, Hong Kong, Shanghai, Seoul e Mumbai. «Fu lei che, con la morte del marito Salvatore nel 1960, portò la maison a un’apertura totale verso il mondo della moda. Non solo la produzione di scarpe ma anche di abiti, accessori e poi profumi», continua Cappella. È lo stesso Salvatore Ferragamo, nella sua biografia ufficiale, Il Calzolaio dei Sogni,a ribadire che l’aiuto, il sostegno e la fiducia di Wanda erano stati indispensa­bili per tutto ciò che ha creato. Tanto che si dice sia stata proprio la moglie a suggerire di usare il sughero come materiale per gli strati del tacco dell’iconico sandalo colorato realizzato per Judy Garland nel 1938. Oggi quella scarpa della maison, che si può ammirare al Museo Salvatore Ferragamo, è stata inserita dal Costume Institute di New York nell’elenco delle cento calzature che hanno fatto la storia dell’accessorio. «Lei stessa, nel tempo, è diventata un modello di eleganza» conclude Cappella «con quel gioiello essenziale, con l’occhiale e con i foulard stampati ha creato un immagine iconica».

Firenze e la moda italiana le devono tanto «anche perché» racconta il Mario Boselli, presidente onorario della Camera Nazionale della Moda «ha tenuto insieme una famiglia di grande personalit­à. Oggi la maison, anche per merito suo, ha una continuità che la rende un patrimonio per la nostra nazione».

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Il negozio monomarca a Shangai
 ??  ?? L’arrivo dei profumi Ferragamo
L’arrivo dei profumi Ferragamo
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La scultura della scarpa per Judy Garland

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