Corriere Fiorentino

L’attacco non sa più segnare, solo Federico crea occasioni e pericoli. La squadra di Pioli si ferma anche al Franchi, dove finora aveva sempre vinto Adv: «È stato bello rivedere la famiglia di Astori»

Vantaggio di Veretout, Pavoletti pareggia Brusco stop e niente pokerissim­o al Franchi

- di Matteo Magrini e Stefano Rossi

Il vento forte ha condiziona­to la partita Sul piano del gioco brutto passo indietro

Tu chiamala, se vuoi, maledizion­e. Ancora il Cagliari. Un’altra corsa interrotta. Come a maggio, quando la sconfitta coi sardi frantumò il sogno europeo. Stavolta, per fortuna, c’è ancora tanto tempo per rimediare.

Lo stop però (primo pareggio dopo quattro vittorie su quattro in casa) pesa. Anche perché porta con sé un passo indietro dal punto di vista del gioco. «Io comunque ho visto il giusto modo di stare in campo — ha spiegato Pioli — con una personalit­à che prima o poi ci porterà ad ottenere i risultati che vogliamo». Pioli arrivava alla gara portandosi dietro un solo dubbio: Benassi o Edimilson? Ha scelto il secondo. Perché l’ex Toro evidenteme­nte non era ancora al 100% e, là in mezzo, c’era bisogno di muscoli e sostanza per contrastar­e gente come Barella (soprattutt­o), Ionita e Castro. A proposito del Cagliari. Maran ha dovuto rinunciare (in partenza) a Pavoletti, arrivato in ritiro all’ultimo momento perché diventato papà a pochissime ore dal match. I viola invece (Fernandes escluso) erano quelli di sempre. Pjaca compreso. Per lui, quella di ieri, era una partita delicata. Non proprio un esame da dentro o fuori, ma quasi. Per aiutarlo, Pioli, lo ha portato «dentro» al campo. Più trequartis­ta che attaccante esterno, per intendersi, seppur libero di allargarsi. Un modo per coinvolger­lo di più e, allo stesso tempo, per dar maggior supporto a Simeone.

Tutta teoria, però. La pratica, è altra cosa, e per il croato è stata l’ennesima serata difficile. Vorrebbe (e si vede) ma, evidenteme­nte, non può. Non sarà un caso, ancora, ma certo è giusto porsi il problema. Per quanto aspettarlo, ancora? Male lui, male Simeone, ma non solo. Il primo tempo fila via stanco, trascinato via dal vento freddo che soffia forte sul Franchi e condiziona parecchio. Giocare è dura. Per tutte e due le squadre. Ne vien fuori un match confuso. Simile, per certi versi, ad un incontro tra bambini. Tutti dietro a quel pallone che vola, frena, scappa, senza poter mettere insieme un’azione degna di questo

nome. Soltanto Chiesa (tanto per cambiare) se ne frega della tramontana e tira dritto per la sua strada. Suoi, nei primi 45’, gli unici sussulti. Prima un tiro cross sul quale non arriva nessuno poi, nel finale, un diagonale che esce di niente. E il Cagliari? Un’occasione (tiro di Cerri parato da Lafont) e poco altro.

Nella ripresa, la musica cambia. Sarà perché, col vento a favore, vien tutto più facile. La Fiorentina allora accelera, sfiora il gol (colpo di testa di Chiesa) e, dopo un quarto d’ora a gas aperto, sblocca. Merito del 25. E di chi, sennò. È lui, Chiesa, a conquistar­si il rigore che Veretout trasforma nell’1-0. Un rigore netto. Chiaro. Eppure, c’è voluto il Var. Si farà anche peccato a pensar male, ma molto spesso ci s’azzecca e la sensazione è che dopo quanto successo con l’Atalanta, per Federico (con gli arbitri, e soprattutt­o dentro l’area di rigore) sarà vita dura. Per fortuna però, stavolta la tecnologia ha fatto il suo dovere.

Sembra (dovrebbe essere) la svolta. Il balsamo su una partita crespa, dura. E invece no. Perché se ti distrai (e i viola ormai dovrebbero averlo capito) in serie A paghi. Specie contro attaccanti come Pavoletti. Era appena entrato e, alla prima occasione, l’ha messa dentro. Una distrazion­e collettiva di una difesa che fino a quel momento non aveva sbagliato nulla e che, in casa, non aveva mai subito gol su azione. Ne aveva preso uno (alla prima col Chievo) ed era arrivato da un calcio d’angolo. Quello di ieri è stato uno di quei blackout improvvisi che, purtroppo, stanno diventando una spiacevole abitudine. Era successo a Napoli, così come a Genova o, prima della sosta, con la Lazio.

«Quando dico che siamo ambiziosi ma non ancora vincenti mi riferisco a questo», il rammarico di Pioli. Pochi errori, ma pesanti come macigni. Basta guardare la classifica. La Fiorentina è sempre lì, in zona Euro, ma sospesa. Tra quelle che scappano e quelle che inseguono. Tra queste, il Torino. L’appuntamen­to è per sabato.

«È stata una partita dura, anche per colpa del vento, contro una squadra fisica come il Cagliari, anche se è stato bello rivedere la famiglia di Davide allo stadio», ha detto Andrea Della Valle a fine partita. E poi ancora. «Adesso testa bassa in vista di sabato». In fondo, per ripartire (ed invertire la rotta in trasferta) quale miglior occasione di uno scontro diretto?

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I tifosi della Fiorentina sotto la Fiesole prima della partita regalano una targa al fratello di Davide Astori Tutta la sua famiglia ieri era in tribuna
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