Simeone-Belotti, sabato la sfida dei bomber a secco
Simeone e Belotti non segnano da più di un mese: sabato sera a Torino tenteranno di sbloccarsi
È come se le luci della ribalta avessero accecato entrambi. Giovanni Simeone e Andrea Belotti vivono da oltre un anno in bilico. Divisi tra le aspettative dei tifosi e un rendimento che con il tempo si è fatto sempre più altalenante. E se il centravanti del Torino due estati fa era inseguito dalle big d’Italia e d’Europa, anche il Cholito è reduce da un mercato nel quale si è parlato molto di lui, con valutazioni cresciute esponenzialmente.
La solita storia degli attaccanti, destinati a passare dalle stelle per un gol alle stalle per una prestazione opaca. Solo che stavolta il digiuno comincia a farsi prolungato, e i due allenatori che sabato si affronteranno a Torino sono stati costretti a chiedere di più. In particolare è Mazzarri quello che se la passa peggio, per una partenza in campionato nella quale la sua squadra ha vinto soltanto tre volte (due le sconfitte, quattro i pareggi). Un ruolino di marcia che oggi mantiene il Torino al decimo posto con un punto in meno rispetto alla Fiorentina che ha interrotto la sua striscia positiva al Franchi. Proprio le ultime partite, con il Toro rimontato a Bologna pur essendo sopra di due reti e con i viola fermati dal Cagliari, hanno alimentato nuova delusione. Colpa anche degli attaccanti, tutti e due bloccati ad appena due gol in nove giornate. L’ultimo centro del Cholito risale al 19 settembre (pareggio a Marassi contro la Sampdoria nel recupero della prima giornata) più o meno come Belotti che su rigore segnò, quattro giorni più tardi, nella sfida persa con il Napoli. È questa una delle principali discriminanti tra i due bomber in crisi: da un lato la flessione di Belotti pur sempre rigorista dei granata, dall’altra un Simeone che nonostante le prime convocazioni in nazionale sta incontrando gli stessi problemi di sempre. Sull’argentino pesano i soliti movimenti estenuanti che lo rendono poco lucido in area di rigore (appena 14 i tiri in totale contro i 25 di Belotti) ma anche il mancato approvvigionamento di palloni giocabili dettato principalmente dai problemi di Pjaca. Una crisi culminata con la gara contro il Cagliari nella quale, per la prima volta, qualche tifoso si è lasciato andare a qualche fischio.
Molto più pesante il clima per Belotti, oggi lontano parente di quell’attaccante che con 26 gol e 8 assist, nella stagione 2016/2017, sfiorò il titolo di capocannoniere guadagnandosi un rinnovo fino al 2021 con clausola rescissoria da 100 milioni. Un’ipervalutazione che non ha giovato al Gallo poi frenato anche da prolungati problemi al ginocchio e lentamente uscito dal giro azzurro. In estate Mazzarri ha anche studiato una preparazione specifica per la sua muscolatura, ma al momento senza grandi risultati. Diverso il discorso per Simeone, il cui rendimento non è cambiato tra il primo anno in Serie A (al Genoa 12 gol in 35 presenze) e il primo a Firenze (14 gol in 38 presenze). Le sirene di mercato non hanno evidentemente portato fortuna: per il viola pesano gli errori sotto porta (soprattutto con Inter e Lazio) e il granata non ha tratto giovamento nemmeno dall’arrivo di Zaza o dal recupero di Iago Falque. Eppure, difficoltà a parte, sia Simeone che Belotti restano i riferimenti principali degli attacchi di Fiorentina e Torino, e anche se il gol sta diventando un problema non indifferente sia Pioli che Mazzarri difficilmente saranno disposti a fare a meno di loro.