«Politici lontano da Vicofaro»
Il vescovo di Pistoia: «Tutti facciano un passo indietro, manca solo che ci si accoltelli»
«Fermiamo questa escalation su Vicofaro». Il vescovo di Pistoia Tardelli fa un appello, dopo il maxiblitz delle forze dell’ordine nella parrocchia dove don Biancalani ospita alcuni migranti.
«Si spengano i riflettori su Vicofaro: siamo tutti responsabili di quello che sta accadendo». Dopo il maxicontrollo delle forze dell’ordine nella parrocchia gestita da Don Massimo Biancalani, interviene con un inedito messaggio pubblico il vescovo Fausto Tardelli. Che ne ha per tutti, lanciando un appello mirato a ciascuno degli attori delle polemiche che da oltre un anno e mezzo accompagnano il modello d’accoglienza messo in atto in quella parrocchia ai margini di Pistoia. Tardelli chiede alla politica di fare un passo indietro e «restare fuori dalla parrocchia», ai media di «non cercare a tutti i costi la notizia», al governo — «nazionale e locale»
— di non offrire spunti «per sentimenti razzisti e xenofobi indegni dell’uomo».
Ma il vescovo nel suo appello alle istituzioni tutte si sofferma anche sul «suo» parroco, don Massimo Biancalani: «Molto dipende da lui. Non voglio dire di più», dice netto Tardelli che su don Biancalani si sofferma ancora: «Credo che se ne stia rendendo sempre più conto. Non è in discussione l’accoglienza. Oltre a lui, — spiega più avanti nella sua riflessione — possono fare qualcosa anche coloro che gli stanno attorno, aiutandolo a migliorarsi, a porsi nel modo giusto nei confronti della gente del quartiere, delle autorità, della comunità parrocchiale». E proprio questo tema, quello della convivenza sempre più difficile con il quartiere che ospita la struttura, è tra i principali motivi di preoccupazione del tavolo della Sicurezza gestito dalla Prefettura che ha coordinato il maxicontrollo.
Non a caso il vescovo evidenzia un clima sempre più pesante: «È aumentata l’intolleranza; nel quartiere qualcuno è giunto all’esasperazione; nel frattempo le posizioni si sono soltanto radicalizzate e politicizzate, tant’è che sembra di esser tornati al tempo dei Panciatichi e dei Cancellieri. Manca solo che ci si cominci ad accoltellare l’un l’altro. È questo che vogliamo?».
L’intervento della guida della Chiesa pistoiese, giunto ieri pomeriggio sotto forma di videomessaggio postato sul profilo Facebook della Diocesi, giunge a una manciata di ore dal maxiblitz di sabato sera all’ora di cena. Circa cinquanta uomini tra finanzieri, vigili del Fuoco, vigili urbani, operatori dell’Asl, carabinieri e poliziotti sono arrivati mentre il parroco cenava con i suoi ospiti dopo aver annunciato quell’incontro sul web. «Questa quantità mi fa pensare a una volontà alta alta alta», dice Don Biancalani alludendo al governo.
Ma se possibile, il prete, è ancor più diretto con il suo vescovo: «Abbiamo forse commesso il peccato di credere ad una chiesa aperta — dice don Massimo commentando il messaggio di monsignor Tardelli — La situazione che il vescovo descrive della parrocchia non è reale. Non posso che esprimere amarezza di fronte a questa analisi che non condivido: è la lettura di un’esperienza che certamente ha dei tratti a tinte marcate, dovuto non all’esposizione mediatica, ma all’impegno di un parroco e di tanti volontari che cercano di rispondere all’appello del Vangelo e di papa Francesco». Ben lungi dalle intenzioni del vescovo, la vicenda ha scatenato nuovamente una serie di reazioni politiche su scala nazionale. A muoversi è soprattutto la sinistra, che con il senatore di Leu Francesco Laforgia ha già annunciato un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Interno Salvini per chiedergli spiegazioni dell’intervento.
Gran parte delle forze di quell’area, a partire da «Possibile», lo giudicano infatti «sproporzionato» alludendo alla «volontà politica del governo di voler agire per intimidire come nel caso di Riace». Una retorica invisa alla Lega, che con il senatore Manuel Vescovi ribatte che «è ora di finirla di criticare in modo continuo il comportamento di chi è preposto a far rispettare la Legge». Resta fuori dal dibattito, per scelta, il sindaco di Pistoia: l’entourage di Alessandro Tomasi (Fratelli d’Italia) precisa che, «come in tutte le precedenti occasioni, il primo cittadino si tiene distante da questa diatriba».
Mentre il capogruppo del Pd in Consiglio comunale, Walter Tripi, parla di «clima esasperato che a qualcuno conviene». Tripi si dice comunque «convinto della necessità di una politica che si faccia garante della tenuta democratica: se in un centro d’accoglienza arrivano decine di forze armate, occorre chiarire le dinamiche: non per far piacere a un partito o alla Chiesa, ma perché la democrazia resti tale».
L’alt a parroco e politici «Sembra di esser tornati al tempo dei Panciatichi e dei Cancellieri. Manca solo che ci si accoltelli l’un l’altro»