IL RECUPERO DELLA RAGIONE
Il modello di accoglienza messo in piedi da don Massimo Biancalani non è un modello. Modello è qualcosa da imitare. Un progetto che punta a un risultato. A Vicofaro, nella parrocchia della minuscola frazione pistoiese, non si capisce quale sia il progetto. E quali siano stati i risultati. Quali, cioè, i benefici per i migranti che don Massimo ha accolto senza controlli, senza discriminazioni, senza un reale e concreto percorso di integrazione. Accogliere, accogliere, accogliere. Non può bastare. Specie se lo si fa violando qualsiasi regola di sicurezza e convivenza, ma esibendo l’accoglienza come strumento politico: le continue polemiche con il leghista di turno, le foto dei migranti portati in piscina, le cannonate sui social tra don Massimo e il ministro Salvini o con la sua pupilla Susanna Ceccardi. Tanti sono stati gli appelli al buon senso — inascoltati se non rispediti al mittente — del vescovo Fausto Tardelli fino a quest’ultimo, drammatico, quasi disperato. Il vescovo ha voluto metterci la faccia (con un video su Facebook) perché questa volta si è rivolto non solo a don Biancalani ma a tutta la comunità e alle istituzioni. «Tutti facciano un passo indietro, qui manca solo che ci si cominci ad accoltellare l’un l’altro». All’esibizionismo eccessivo del parroco di Vicofaro ha dato una risposta eccessiva la Prefettura: era necessario mandare 50 uomini in divisa a controllare i migranti che l’altra sera stavano cenando in parrocchia? Davvero non si poteva evitare l’esibizione dei muscoli? Il risultato è stato riaccendere la miccia a Vicofaro rinfocolando l’eterno conflitto fra tifoserie sopra la testa degli stessi migranti che il parroco dice di voler aiutare. E c’è qualcuno che è arrivato a paragonare Vicofaro con Riace. Don Biancalani con Mimmo Lucano. Non scherziamo. Quel sindaco ha sì disobbedito alla legge. E ne sta pagando le conseguenze. Ma a Riace Mimmo Lucano aveva un progetto di integrazione, studio e lavoro per i migranti accolti. L’obiettivo? Far rivivere il suo paese trasformando una emergenza in una opportunità. Da non esibire, ma per tutti.