Staino: troppi insulti, via dal giornale dei vescovi
Il vignettista interrompe la collaborazione col quotidiano della Cei: non voglio danneggiarvi
Sergio Staino dice addio ad «Avvenire» dopo solo un anno di collaborazione. «Troppe offese contro di me e il giornale, che non voglio danneggiare».
❞ Ho ricevuto tante email di insulti, ma quello che mi dispiace di più è che il direttore Marco Tarquinio ne ha ricevute venti volte di più e ha subito pressioni da tutte le parti
Se riuscisse a scherzarci su, forse Staino direbbe di essere stato scomunicato. Ma stavolta neanche uno come lui, allenato per passione e per mestiere a fare satira su tutto, ce la fa. Il vignettista ha interrotto la sua collaborazione con Avvenire iniziata un anno fa: troppe le offese a lui e al giornale dei vescovi italiani per la striscia satirica intitolata «Hello, Jesus!», in cui un Gesù un po’ particolare («suona il basso e legge Internazionale», riassume Staino) commentava i fatti dell’attualità politica.
«Le voci dissonanti, a volte al limite della volgarità sono troppe ed investono, sfruttando strumentalmente il mio lavoro, la tua figura, il valore del giornale da te diretto, fino, oserei dire a colui che oggi guida il mondo cattolico», ha scritto il padre di Bobo nella lettera al direttore del quotidiano cattolico Marco Tarquinio, che l’ha pubblicata sull’edizione di domenica insieme all’ultima striscia. «È chiaro che in questa situazione è ben difficile lavorare — ha continuato Staino — Prendere la matita in mano sapendo bene che qualunque cosa io disegni verrà passata sotto microscopio alla ricerca di punti o sfumature che possano esser letti come offensivi o blasfemi, fa sì che venga a mancare quella serenità di fondo che permette di far incontrare il sorriso fraterno laico con un sorriso fraterno cattolico».
Già, perché l’addio di Staino ad Avvenire segna la fine di un patto creativo tra opposti: da una parte il disegnatore ex direttore dell’Unità, nonché presidente onorario dell’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti, dall’altra il foglio della Conferenza episcopale italiana. Una collaborazione che aveva suscitato fin da subito dubbi e critiche sia da parte di alcuni cattolici (verso Avvenire) sia da parte della sinistra dura e pura e degli anticlericali (verso Staino). Nelle ultime settimane gli attacchi pubblici si erano intensificati. Prima il senatore della Lega Simone Pillon, autore del disegno di legge sull’affido condiviso, ha chiesto le dimissioni di Tarquinio per la striscia in cui una mamma ringrazia il Gesù di Staino per aver fatto un esorcismo alla figlia e Jesus risponde: ma quale miracolo, ho solo spento la tv che trasmetteva un comizio di Salvini. Poi, commentando la stessa vignetta, il giornalista Antonio Socci ha criticato sul Giornale i vertici cattolici che «dialogano idee moderniste e ideologie di sinistra, sono tornati agli anni 70», mentre la base dei credenti resta «ortodossa e non è di sinistra».
Ma un conto sono le critiche, per quanto dure, un altro le offese. E Staino dice di averne ricevute diverse via email in questo anno di collaborazione con Avvenire. «Ma quello che mi è dispiaciuto — racconta ora il vignettista ex Unità — è che Tarquinio è stato sommerso da venti volte le email di insulti che sono arrivate a me e ha ricevuto pressioni da tutte le parti. E io non voglio danneggiare né lui né il bellissimo giornale che dirige, quindi avevo due strade: o rendere inoffensivo il mio Jesus, o andarmene. La prima opzione non mi andava,e allora ho salutato con grande tristezza Avvenire».
Nell’edizione di domenica Tarquinio gli ha risposto con una lettera molto affettuosa. «Mi dispiace che altre persone, turbate e in qualche caso eccitate anche solo dall’idea di un “ateo che disegna per Avvenire”, abbiano perso la loro serenità fino a concepire e scrivere invettive», ha scritto il direttore del giornale dei vescovi italiani. «Sappi, però, che non somigliano, quelle parole arse e brucianti, ai pensieri e alle parole di tanti cattolici accanto ai quali io cammino dentro le pagine di questo giornale “uguale e speciale”, ma prima ancora, e ormai da una vita, nella Chiesa e sulle strade del mondo».