Un airone su Firenze (e altre 53 specie)
Comune e Lipu presentano l’atlante degli uccelli in città. «Piccioni? Sotto controllo»
«D’in su la vetta della torre antica/Passero solitario, alla campagna/Cantando vai finché non more il giorno», scriveva Giacomo Leopardi. E la sorpresa è che la torre antica è il Bargello. Sì, il passero solitario, con il suo canto e l’inconfondibile colore blu cobalto, è uno degli uccelli che nidifica nel centro di Firenze, anzi su una delle sue torri simbolo oltre che in Santa Croce. E questa non l’unica buona notizia che arriva dal censimento degli uccelli nidificanti nel Comune di Firenze, lanciato a dieci anni dal precedente.
C’è il passero che tutti conoscono per merito di Leonardi, il pettirosso, gli aironi e le eleganti garzette, i rapaci con il falco pellegrino che è tornato a fare il nido nel cuore della città, il martin pescatore. E ci sono, ma molto meno numerosi che in passato i piccioni ed altre specie problematiche come gli storni ed il gabbiano reale.
La fotografia
Il censimento è il quarto dagli anni Ottanta — unico caso al mondo — e l’ultimo atlante degli uccelli nidificanti risale al dieci anni fa, quando riguardò tutto il territorio del Comune di Firenze. Ieri Palazzo Vecchio e Lipu, hanno presentato lo studio compiuto in primavera su tutto il centro storico, oltre che in cinque zone rappresentative dei vari quartieri, per un totale di 13 chilometri quadrati, il 10% del territorio comunale. Sono state individuate 54 specie (erano 86 nel 2008 sull’intero territorio), compreso il grillaio, un rapace diurno simile al più comune gheppio. Poi la gallinella d’acqua, il martin pescatore, l’airone e l’usignolo di fiume lungo i corsi d’acqua, mentre upupa, picchio verde, codirosso comune e fiorrancino sono di casa nelle aree verdi e il falco pellegrino è stato fotografo sulla cupola di San Lorenzo e sul campanile di Giotto.
C’è anche il colombaccio, diventato ubiquitario tanto da frequentare palazzi e monumenti e rondine e balestruccio «tengono» come numero di individui nonostante il declino generale e allarmante a livello europeo. «Abbiamo chiesto alla Lipu, con cui collaboriamo da anni, di partire in questo censimento dai dati del centro storico perché è il luogo dove è più difficile mantenere la biodiversità, viste le pressioni che subisce. E la situazione è confortante — afferma l’assessore all’ambiente di Palazzo Vecchio, Alessia Bettini — Firenze risulta essere ad alta biodiversità e noi vogliamo continuare a lavorare perché lo sia ancora. In questo modo si salvaguarda il rispetto della natura e le esigenze di una città». «E pensiamo di replicare in altre zone dell’argine dell’Arno — sottolinea Bettini — l’operazione di San Niccolò con il giardino in cui convivono passaggi per i cittadini e zone con erba alta e alberi, così da tutelare uccelli, insetti e farfalle».
Chi sale e chi scende
Il paragone con dieci anni fa è possibile solo in parte dato che l’area oggetto di studio è circoscritta, ma Marco Dinetti, responsabile nazionale ecologia urbana della Lipu, spiega l’andamento finora emerso. «In tutto abbiamo censito 6.320 copie di uccelli che fanno il nido nelle zone monitorate. Sono in diminuzione le coppie di martin pescatore, la ballerina gialla che frequenta i torrenti ed i corsi d’acqua minori, pensiamo per l’effetto degli interventi contro le zanzare, insetti di cui si nutre, il pendolino che è in calo in tutta la Toscana e in tutte le zone umide, ad esempio è scomparso dal lago di Massaciuccoli — sottolinea — dd è in calo anche la presenza del passerotto comune, purtroppo in costante declino negli ultimi venti anni. È aumentata invece la presenza degli storni, che migrano anche molto meno di prima per le mutate condizioni climatiche e le cui deiezioni hanno creato i problemi che conosciamo anche a Firenze».
«Un anni fa ci fu il caso degli storni in zona piazza Stazione e Santa Maria Novella, coi problemi creati dal guano, e alla fine intervenendo con il laser riuscimmo a farli sposare in viale Europa, con molti meno disagi per i cittadini», aggiunge Bettini. «Ci sono anche più coppie di codirosso, che per la prima volta fu avvistato nel giardino del museo Stibbert e che nidifica nelle cavità dei tronchi di vecchi alberi e di parrocchetti, animali arrivati perché liberati dalle gabbie. Il numero di rondini è stabile, anche per l’azione del Comune con delibere apposite per salvaguardare la possibilità di costruire nidi — continua l’esponente della Lipu — Presto avremo nidi anche del gabbiano reale, altra specie problematica che ha colonizzato Livorno e Pisa e che ha una colonia di 50 individui all’Osmannoro».
Piccioni sotto controllo
Il censimento in centro fotografa anche la fine dell’emergenza piccioni — la «leggenda» narra che molti di loro siano i discendenti di quelli liberati nel 1887 per l’inaugurazione della facciata di Santa Maria del Fiore — il cui numero ha oggi raggiunto un livello accettabile per le aree urbane. Negli otto chilometri quadrati del centro storico il numero di piccioni rispetto a dieci anni fa è diminuito del 34,7% e ci sono meno di duemila uccelli di questa specie.
Ma come è possibile? «L’azione di riequilibrio è frutto di più fattori e di più azioni portate avanti negli anni dall’amministrazione comunale — spiega Arnaldo Melloni, responsabile del Parco degli animali di Palazzo Vecchio — da una parte c’è stato l’utilizzo di cibo che provoca una sterilizzazione farmacologica degli uccelli, dall’altra la sensibilizzazione degli amministratori di condomino, con anche seminari, affinché rendano più difficile per i piccioni fare il nido chiudendo le buche o le “feritoie” nei palazzi e installando dissuasori che non facciamo male agli uccelli ma semplicemente li allontanino. E c’è stata l’altrettanto importante azione di sensibilizzazione ed educazione sui corretti comportamenti, unita al controllo ed intervento per impedire che si dia cibo per strada o nei giardini ai piccioni».
«La persuasione e l’informazione sono la via giusta, non i divieti — sottolinea Marco Dinetti — ad esempio dare pane agli uccelli è dannoso e li fa ammalare, rendendoli più vulnerabili agli agenti patogeni, che comunque vengono trasmessi all’uomo molto più raramente di quanto le persone credono. Collaboriamo con il Comune da venti anni per politiche di regolamentazione: così se tappo un buco nel muro ma lascio uno spazio tra 5 e 3 centimetri, i piccioni non ci potranno fare il nido ma le rondini sì. E oggi i piccioni sono sotto la soglia critica».