Corriere Fiorentino

Cyberbulli­smo e sexting, come evitare le trappole del web

- Antonio Montanaro

L’autrice «Non bisogna scambiare la naturalezz­a con cui gli adolescent­i si muovono in rete con la competenza»

«Noi adulti spesso abbiamo l’impression­e che i bambini o gli adolescent­i si muovano con assoluta naturalezz­a in rete, ma questa naturalezz­a non va assolutame­nte scambiata per competenza o per capacità di sapersi muovere nel web o con i videogioch­i».

Assunta Amendola è docente di informatic­a e matematica alle superiori, ma da psicologa dell’età evolutiva fa anche formazione per i docenti. Con Beniamino Gigli e Alessandra Maria Monti — due psicoterap­euti che lavorano nelle strutture pubbliche — ha scritto un libro (Adolescent­i nella rete, quando il web diventa una trappola - L’asino d’oro Edizioni) che descrive i rischi di Internet, senza però demonizzar­e — come spesso accade — uno strumento che oramai è entrato a far parte della quotidiani­tà di ragazzi e ragazze.

«Ci siamo da tempo resi conto — spiega — che c’è un’esigenza molto forte di sapere qualcosa in più su tutto ciò che riguarda le influenze che la rete e il digitale hanno sia sugli aspetti cognitivi che su quelli relazional­i. In particolar­e nel periodo dell’adolescenz­a, un’età di grandi cambiament­i e di grandi possibilit­à. Molti studi, negli ultimi anni, puntano l’attenzione sull’alta plasticità cerebrale in questa età, paragonabi­le a quella del primo anno di vita. C’è, d’altra parte, scarsa consapevol­ezza degli insegnanti e dei genitori rispetto alle implicazio­ni che possono avere determinat­i comportame­nti».

Il web di per sé non è una trappola, ma può diventarlo. Cyberbulli­smo, sexting (l’invio e lo scambio di foto sessualmen­te esplicite), nomofobia (la paura di rimanere senza smartphone, che spesso produce profondi stati d’ansia), selfie killer (mettersi in pericolo di vita pur di scattarsi una foto), tanto per fare qualche esempio, sono parole entrate stabilment­e nelle cronache di giornali e tv. «Ma è sbagliato — sottolinea la docente — attribuire tutti questi aspetti negativi alla rete. Le cause vanno ricercate altrove, cioè in situazioni di vuoto dovute a relazioni umane o familiari, magari soddisface­nti dal punto di vista materiale ma non da quello affettivo. Nel capitolo dei videogioch­i spieghiamo bene che gli autori di varie stragi negli Stati Uniti passavano sì molto tempo con videogioch­i violenti, ma avevano già un vissuto relazional­e violento e carente dal punto di vista affettivo. Anche l’uso dei social, diventa un mezzo facile per sfogare delle frustrazio­ni personali. La rete può dare l’illusione di essere protagonis­ti, partecipi. Ma più il vuoto è profondo più può dare illusioni».

Il volume, che fa parte della collana Bios/Psiché Adolescenz­a dell’Asino d’oro, sarà presentato domenica mattina alle 11 alla libreria Ibs di Firenze (via de’ Cerretani 16/r). Ne parleranno Marina Longo, insegnante di Lettere, Martina Moneglia, psichiatra e psicoterap­euta, Fernando Panzera, psichiatra e socio fondatore di Netforpp Europa. «I genitori, ma in generale gli adulti — conclude Assunta Amendola — dovrebbero essere molto più attenti a quello che succede in rete».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy