AGGRAPPATI AI COMUNI
Ma sarà sempre più dura. Si è fatto un gran parlare per decenni di salvifiche riforme della Costituzione. Ma sia quella di Berlusconi sia quella della premiata ditta Renzi-Boschi hanno fatto un buco nell’acqua, inesorabilmente bocciate dai referendum confermativi. Erano scritte piuttosto maluccio e lunghe un accidente. Non sarebbero mai state la nostra Bibbia. Così si è affermata la legge di Gresham: la moneta cattiva ha scacciato quelle buone, o presunte tali. Ci siamo ritrovati sul gobbo la riforma del Titolo V della Parte seconda della Carta, relativa ai rapporti tra Stato e regioni, che ha complicato maledettamente le cose e fatto sudare sette camicie alla Corte costituzionale.
In tanto bailamme, ci salveranno le vecchie zie di longanesiana memoria? Fuor di metafora, i Comuni? Non potendo pensare in grande perché la Repubblica rimpicciolisce a vista d’occhio, abbiamo alzato il ponte levatoio e ci siamo rifugiati nei nostri Comuni. Come nel Medioevo. Non saranno granché, ma sono l’istanza più vicina ai cittadini. E poi in un’Italia dove di progressivo c’è solo la paralisi, i Comuni qualcosa di buono lo combinano. A poco a poco i cosiddetti Comuni polvere, dei quali parlava da par suo Massimo Giannini, vanno scomparendo grazie alla loro fusione. La Toscana fa la sua brava parte. Ben undici sono ad oggi le proposte di fusione. Così avremo un po’ di risparmi, servizi più efficienti e contributi statali per dieci anni ai sensi dell’articolo 15 del Testo unico degli enti locali, approvato con decreto legislativo 18 agosto 2000 n. 267.
Nei giorni 11 e 12 novembre si terrà il referendum regionale consultivo sull’istituzione del Comune di Barberino Tavarnelle. Un localismo eccessivo è pura miopia. Perciò c’è da augurarsi che i cittadini interessati si pronuncino con un granitico sì. A riprova che bisogna ripartire dal basso per rifondare una Repubblica che non ha più nemmeno gli occhi per piangere.