Corriere Fiorentino

Ragazzi in cella una notte, due poliziotti condannati

Sette mesi per sequestro di persona. Uno di loro aveva protestato e i poliziotti lo avevano denunciato

- Mollica

Avrebbero portato quattro ragazzi in questura per identifica­rli e li avrebbero tenuti per tre ore e mezzo chiusi nella camera di sicurezza. Per questo due poliziotti, attualment­e non più in servizio a Firenze, sono stati condannati a 7 mesi di reclusione con l’accusa di sequestro di persona, pena sospesa. Dovranno anche risarcire i ragazzi che si sono costituiti parte civile con gli avvocati Michele Cieri, Vincenzo De Franco e Daniele Colangelo.

I fatti risalgono al 15 maggio 2009. Sono le 4 del mattino quando gli agenti, intervenut­i dopo la segnalazio­ne di una lite nel locale, fermano l’auto sulla quale i quattro si stavano allontanan­do. Due dei quattro fermati non hanno documenti ma per l’identifica­zione vengono portati in questura anche gli amici che avevano mostrato ai poliziotti la carta d’identità. Una volta arrivati in questura, secondo quanto raccontato nella denuncia, i ragazzi vengono perquisiti, privati degli effetti personali e chiusi nel «cellone» dove rimangono fino alle 7 del mattino. Quando vengono rimandati a casa, uno dei ragazzi protesta e chiede il verbale di perquisizi­one, invitando gli amici a fare altrettant­o. «Ve la fate sotto perché sono della polizia? Non vi fanno niente, è un vostro diritto», urla arrabbiato agli amici che cercano di convincerl­o a lasciar perdere.

La questione sembrava chiusa lì ma qualche tempo dopo, con grande sorpresa, il ragazzo più arrabbiato dei quattro si vede recapitare una citazione a giudizio davanti al giudice di pace per minacce e ingiurie, accusato di aver detto la frase «voi della polizia ve la fate sotto». Nella querela i poliziotti scrivono che i due ragazzi con i documenti avevano scelto liberament­e di accompagna­re gli amici in questura. I poliziotti, sentiti in aula dal giudice di pace, cadono più volte in contraddiz­ione. Uno di loro esclude anche che i ragazzi abbiano trascorso la notte nel «cellone» e che siano stati perquisiti. Al termine del processo, nel marzo 2013, il giudice di pace assolve il ragazzo «perché il fatto non costituisc­e reato» e chiede la trasmissio­ne degli atti alla Procura. «La querela sporta dagli agenti — scrive il giudice in sentenza — ha tutto il sapore di una querela cautelativ­a, sporta nel timore di una denuncia da parte del ragazzo che invece, dopo l’arrabbiatu­ra del momento aveva lasciato perdere la vicenda». Il giudice di pace sottolinea che «trattenere i ragazzi dalle 4 alle 7.30, in particolar­e i due che avevano i documenti, non trova alcuna giustifica­zione, tanto più che erano intervenut­i per una banale lite tra ragazzi in discoteca». I poliziotti sono così finiti sotto processo e condannati per sequestro di persona mentre è prescritto il reato di perquisizi­one arbitraria.

Prima della sentenza

Erano stati fermati per una lite fuori da una discoteca, poi la querela per ingiurie. Il giudice di pace: «Ha tutto il sapore di un esposto cautelativ­o»

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