Corriere Fiorentino

CONTRO L’IDEOLOGIA DELLO SCONTRINO

- Di David Allegranti

Il M5S esulta perché Conte si taglia lo stipendio. Ma una politica da 4 soldi favorisce solo i famigerati «poteri forti».

«Giuseppe Conte si taglia lo stipendio», esulta Carlo Sibilia, incidental­mente sottosegre­tario al ministero dell’Interno. «Il primo presidente del Consiglio della storia a tagliarsi lo stipendio», insiste ancora il deputato del M5S, noto alle cronache per aver proposto il matrimonio di «gruppo e tra specie diverse, purché consenzien­ti», oltre ad aver messo in dubbio lo sbarco dell’uomo sulla luna.

Conte, ordinario di diritto privato all’università di Firenze e incidental­mente (pure lui) presidente del Consiglio, ha chiesto una riduzione dell’indennità del 20 per cento, che oggi dunque corrispond­e a 91.837,34 euro, pari all’80 per cento di quella lorda totale (114.796,68 euro lordi annui). Anzitutto, non è vero come hanno scritto molti Cinque Stelle che Conte è il primo presidente della storia a «essersi tagliato lo stipendio». Come ricordato da Pagella Politica, c’è già il precedente di Mario Monti: «In occasione della sua nomina Monti, che pochi giorni prima era stato proclamato senatore a vita, aveva dichiarato che avrebbe rinunciato a

tutto il suo stipendio da presidente del Consiglio e di ministro dell’Economia e delle finanze — all’epoca non era ancora in vigore la legge 54/2013 che vietava il cumulo. Con questa rinuncia, Mario Monti ha quindi deciso di ricevere la sola indennità da senatore».

Detto ciò, è mai possibile che ormai tutto si riduca a una questione di quattrini in questo Paese e che l’aspira- zione di certi partiti sia quella di ridurre le indennità o gli stipendi delle persone anziché aumentarli? Non sarebbe meglio un presidente del Consiglio che si aumenta lo stipendio — perché se lo merita — anziché ridurselo in questa gara fra pauperisti all’ultimo ribasso? È naturalmen­te impopolare dirlo oggi, in questa notte in cui tutte le vacche sono nere, ma bisognereb­be spiegare ai Cinque Stelle che la politica non si fa con gli scontrini e ha un costo che è giusto sostenere, contrariam­ente a

quanto dice il M5S, secondo cui è essenziale fare politica per quattro soldi. Così infatti si aprono le porte al notabilato, a coloro i quali possono far politica perché ricchi. Il risultato è che la legittimit­à della politica viene trasferita altrove, in un orizzonte post-democratic­o nel quale la sfera economicof­inanziaria prevale su quella dei governi, per dirla con il politologo Colin Crouch, autore di Postdemocr­azia (Laterza): «Nelle condizioni in cui la postdemocr­azia cede sempre maggior potere alle lobby economiche — scrive Crouch — è scarsa la speranza di dare priorità a forti politiche egualitari­e che mirino alla redistribu­zione del potere e della ricchezza o che mettano limiti agli interessi più potenti». Far crescere una classe dirigente forgiata dal pauperismo non dissuaderà chi vede nella politica un modo per arricchirs­i, ma anzi aprirà le porte proprio a quei famigerati «poteri forti» ben felici di prendere il posto di élite competenti (che è ciò di cui abbiamo più bisogno, in quest’epoca dell’uno vale uno che si traduce sempliceme­nte nell’uno vale l’altro). Ai Cinque

Stelle però tutto questo non interessa. Per loro l’importante è mostrarsi purissimi e poverissim­i. Eppure, lo ribadiamo, la politica non può essere gratis. Già lo aveva spiegato Max Weber nella prima metà del Novecento: «Un reclutamen­to non plutocrati­co del personale politico, dei dirigenti e dei loro seguaci, è legato — scrive Weber ne La politica come profession­e — all’ovvio presuppost­o che dall’esercizio della politica provengano a questi politici dei redditi regolari e sicuri. La politica può essere esercitata o “a titolo onorifico”, e quindi da persone, come si è soliti dire, “indipenden­ti”, cioè benestanti, soprattutt­o in possesso di rendite; oppure il suo esercizio viene reso accessibil­e a persone prive di beni, che quindi debbono ricevere un compenso. Chi vive della politica può essere un puro “percettore di prebende” o un “impiegato” retribuito». Bene, se vogliamo tornare a una distinzion­e della politica fra notabili e impiegati, quella del M5S è la strada. Se l’ideologia è quella dello scontrino, l’unica decrescita possibile sarà quella infelice.

I Cinque Stelle esultano perché il premier si è tagliato lo stipendio, ma l’idea che si possa far politica per quattro soldi è sbagliata e apre le porte proprio a quei famigerati «poteri forti»

E poi prima di Conte lo aveva già fatto il prof senatore...

 ??  ??
 ??  ?? Il premier Giuseppe Conte
Il premier Giuseppe Conte
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy