Corriere Fiorentino

La regista iraniana presenta a Prato il suo ultimo lavoro

Domani l’artista e regista iraniana presenterà il film «Looking for Oum Kulthum» «Racconto la leggendari­a cantante in una società in mano agli uomini Più il radicalism­o prende piede più le figure femminili diventano combattive»

- di Giorgio Bernardini

Sono «sempre più forti» le donne raccontate da Shirin Neshat, l’artista visiva e regista iraniana costretta a non poter tornare nel suo Paese per via della denuncia espressa dalle sue opere. Perché «mano a mano che nel mondo arabo prende piede il radicalism­o islamico, le figure femminili si radicalizz­ano nel carattere, diventano forti, più combattive, più consapevol­i», ci dice. Neshat, domani (ore 21) sarà al Centro Pecci di Prato: parteciper­à alla proiezione del suo ultimo film Looking For Oum Kulthum, sulla leggendari­a cantante del mondo arabo scomparsa nel 1975. E dialogherà con la direttrice del Centro, Cristiana Perrella e il pubblico. L’obiettivo della regista con questa pellicola è esplorare le lotte, i sacrifici e il prezzo del successo di un’artista che vive in una società conservatr­ice e dominata da uomini. «Da sempre sono interessat­a a storie di donne forti con vite non tradiziona­li: m’interessav­a soprattutt­o il fatto che Oum fosse nata in una famiglia di contadini, in un Paese dominato dagli uomini, eppure fosse riuscita a diventare la più grande artista mediorient­ale del ventesimo secolo». Kulthum è stata la colonna sonora delle Primavere arabe, un momento di

grande illusione del Medio Oriente che Neshat considera un passaggio peggiorati­vo: «Mi ricordo che le sue canzoni c’erano, perché io stessa ero in Egitto quando è accaduto. Kulthum nei suoi testi parla spesso della patria e di unire le persone di diverse classi sociali oltre che di diverse provenienz­e religiose. Inizialmen­te le Primavere sono state un’esperienza euforica e contagiosa. Subito dopo

la situazione è degenerata con i nuovi regimi. Diventando peggiore di come era prima». La regista è cauta, non per timori di smarrire una libertà persa da tempo, ma per la sua idea di arte: «Cerco di parlare attraverso metafore – spiega – perché non mi piace essere esplicita. Gli artisti hanno la responsabi­lità di commentare nel modo più neutro possibile gli accadiment­i, la responsabi­lità di parlare con la

propria opera». Abbiamo chiesto all’artista, che attualment­e vive a New York, che effetto le facesse il fatto che la problemati­ca della violenza sulle donne sia al vertice dell’agenda mediatica occidental­e, come dimostra #metoo. Ci sono assonanze con la lotta delle donne mediorient­ali, ma «la differenza sostanzial­e è ovviamente che nel movimento #metoo si parla di molestie sessuali nel mondo del

L’evento

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Da sapere Domani (ore 21) Shirin Neshat sarà al Centro Pecci di Prato per la proiezione del film «Looking For Oum Kulthum» (accanto unascena) ispirato alle vicende della leggendari­a cantante egiziana Oum Kulthum. Prato sarà soltanto una delle tappe di un tour che vedrà il film proiettato nei più importanti musei italiani

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