Non solo Pjaca, chi ancora manca all’appello
Da Pjaca a Gerson, Pioli ha bisogno dei loro colpi per far ripartire la Fiorentina
Che siano problemi tattici o psicologici, in termini di rendimento in casa viola c’è chi manca all’appello. Lo sa bene Pioli che a Torino ha mischiato le carte modificando la formazione iniziale e concedendo spazio a chi aveva giocato meno, salvo dover tornare al passato già dopo quarantacinque minuti.
In effetti, pur sfoderando un buon carattere a dispetto di una gara non semplice, la Fiorentina continua ad avere problemi di gioco e di gol apparsi evidenti a Torino. E più che nella manovra è nelle risposte dei singoli che il bilancio appare deficitario. Nel mirino della critica è finito soprattutto Simeone, ancora a digiuno di reti dal 19 settembre scorso nonostante la buona occasione nel finale di gara contro i granata. Ma a fare venire qualche dubbio ci sono anche i due colpi del mercato più attesi: Pjaca e Gerson.
Anche loro sono rimasti fuori dall’undici iniziale sceso in campo sabato sera, a conferma di un avvio di campionato incerto. Il croato fino a oggi ha giocato in tutto 450 minuti, il 50% di quelli fin qui disputati dalla Fiorentina, collezionando un gol e un assist nell’unica prestazione degna di nota: quella con la Spal. Per il resto i voti bassi rimel’ha diati in pagella confermano un inserimento molto più complicato del previsto, con l’ultima prova, contro il Cagliari, che racconta di un giocatore soltanto lontano parente di quello acquistato dalla Juventus, due anni fa, per 23 milioni di euro.
Quanto a Gerson, dopo il gol e l’assist per Chiesa nella prima uscita contro il Chievo, le sue invenzioni in mezzo al campo continuano a essere una chimera, tanto che Pioli ha più di una volta chiamato in causa Edimilson al suo posto. In attacco, poi, anche Mirallas ha evidenziato svariati problemi nel rendersi incisivo. Schierato da punta centrale al posto di Simeone, contro la squadra di Mazzarri il belga ha combinato pochissimo nel primo tempo, e quando Pioli riportato sulla fascia la ripresa è stata flebile. Colpa di una manovra che non sta favorendo gli attaccanti, perché l’arretramento di Veretout ha limitato gli inserimenti del francese, e perché dei centrocampisti fin qui ruotati (Norgaard e Dabo hanno messo insieme la miseria di 98 minuti) nessuno è ancora riuscito a trovare le giuste geometrie.
Al quadro va poi aggiunto il ritorno a un ruolo marginale di Eysseric, i cui progressi d’inizio stagione sono stati cancellati dalle ultime prestazioni, l’assenza totale di Thereau tornato da poco in gruppo dopo i guai fisici e le difficoltà di un giovanissimo come Vlahovic (classe 2000) che ha pagato lo scotto del salto di categoria. Troppe defezioni che alla lunga hanno limitato la Fiorentina nonostante gli spunti di Chiesa. È indubbiamente il numero 25 la nota più lieta di queste prime dieci giornate, per prestazioni e rendimento, ma anche nel suo caso la sintonia con i compagni di reparto sembra non esserci.
Tra le pieghe della sterilità offensiva c’è anche un dialogo offensivo che troppo spesso finisce in disparte a favore delle iniziative personali, con la conseguenza di una manovra offensiva quasi mai corale. Sarà su questi aspetti che Pioli dovrà lavorare in vista dell’impegno con la Roma, magari cercando nuove soluzioni tattiche che consentano alla Fiorentina non solo di giocare meglio, ma di essere più efficace nelle scelte dei singoli. Perché al di là dei moduli è nel rendimento che molti degli uomini di Pioli sono chiamati a cambiare passo. D’altronde, in queste prime dieci giornate, sono mancati all’appello soprattutto gli «assenti ingiustificati».
Inceppati
L’allenatore a Torino ha provato a mischiare le carte, ma è tornato indietro dopo soli 45 minuti
Chi doveva fare la differenza fatica