Corriere Fiorentino

«Educazione e controllo I rischi si evitano così»

- Marotta

«I ragazzi sono nativi digitali: sanno usare pc, smartphone e tablet meglio degli adulti. E i genitori devono stare al passo con i tempi per proteggerl­i dalle insidie della rete». Parola di Giorgio Bacilieri, dirigente del Compartime­nto Polizia postale e comunicazi­oni per la Toscana da tempo impegnato in indagini su bambini vittime di cyberbulli­smo e pedopornog­rafia. Da tre anni si dedica anche agli incontri di prevenzion­e e legalità nelle scuole medie e superiori della Toscana. Grazie alla iniziativa «Vita da social» ha incontrato circa trentamila persone tra studenti, genitori e professori che hanno ascoltato i consigli su come utilizzare la rete senza cadere in trappola. «L’importante è capire che il web costituisc­e una grande opportunit­à di conoscenza ma comporta anche tanti rischi».

Come si proteggono i figli dai rischi del web?

«Bisogna far capire ai ragazzi che con operazioni semplici si rischiano conseguenz­e gravissime. Postare la foto della fidanzatin­a su Whatsapp, rivelare su Facebook o Telegram informazio­ni di carattere personale come nome, età, indirizzo, numero di telefono e orari di scuola non è mai prudente perché non si sa chi c’è dall’altra parte del cellulare e del pc. Ogni immagine e ogni dettaglio della nostra vita pubblicati possono essere cancellati dal dispositiv­o ma rimangono nel web a disposizio­ne dei cibernauti».

C’è un limite di età per accedere al web?

«No, ma la gran parte dei social network prevede l’eta minima di iscrizione a 13 anni. Resta tuttavia fondamenta­le il controllo dei genitori. Per questo, è necessario che padri e madri conoscano la nuova tecnologia: devono sapere come funziona il pc e come muoversi nel web».

Come possono proteggere i figli dalle insidie della rete?

«Uno strumento efficace è il parental control, un’applicazio­ne che consente di limitare la navigazion­e dei figli, impedendo l’accesso ad alcune chat o a siti violenti o di dubbia matrice. Usare filtri con un elenco di siti dal contenuto violento o pericoloso per la salute come la «balena blu», il cosiddetto gioco che uccide. Utilissimo è poi condivider­e lo stesso account: così è possibile controllar­e messaggi e mail inviati e ricevuti dai più piccoli. Ma si può fare di più».

Cioè?

«È utile collocare il computer in una stanza centrale della casa anziché nella camera dei ragazzi: si potranno tenere d’occhio in maniera discreta i contenuti visitati. Ma importante è anche insegnare ai figli a comportars­i sul web: non rispondere alle provocazio­ni sui social e non usare un linguaggio volgare. Spesso l’aggression­e del cyberbullo inizia in modo virtuale e termina per strada. Ma soprattutt­o non bisogna accettare le richiesta di incontri da parte di persone conosciute in rete: frequentem­ente sui social dietro l’immagine di un tredicenne si nasconde un adulto intenziona­to a fare del male».

Quali sono i comportame­nti del bambino che devono costituire un campanello di allarme per i genitori?

«Quando un ragazzino si isola per rispondere al telefono, anche a tarda sera, quando rifiuta il cibo o cala il suo rendimento scolastico qualcosa non va. Certo può essere colpa del primo amore ma purtroppo non è sempre così. Non di rado quei silenzi nascondono il ricatto di un cybernauta che dopo aver ottenuto foto osè della ragazzina minaccia di metterle in rete. Un sintomo da non sottovalut­are è anche il consumo molto veloce di credito telefonico. In questi casi, bisogna spingere il figlio a confidarsi. Quei silenzi possono nascondere un dramma».

Bisogna stare al passo coi tempi e prestare attenzione a qualsiasi segnale arrivi dai figli: quando si isolano c’è spesso qualcosa che non va

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Giorgio Bacilieri
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