Corriere Fiorentino

«Questa politica non sa più mediare Così si rischia il bomba libera tutti»

L’ex assessore Gori: tanti assuefatti alle posizioni inaccettab­ili di Lega e M5S

- Di Marzio Fatucchi

«Il vento è cambiato, non oggi: è ormai cambiato da tempo. Ma tra elementi personali e uno scenario politico diverso, c’è anche l’incapacità della politica di trovare mediazioni». Silvano Gori è un imprendito­re pratese, ma è stato (tra le altre cose) assessore allo Sviluppo economico a Firenze, quando il legame tra politica e categorie era forte e preciso: alcune legate al centrosini­stra, altre al centrodest­ra.

Il «Patto di legislatur­a» delle sei associazio­ni fiorentine è il segnale di un mondo che cambia o no?

«Sì, ma il mondo non è cambiato negli ultimi 6 mesi. Sono cambiati il peso delle associazio­ni e il rapporto tra queste e la politica. Matteo Renzi diceva che alcune delle categorie erano “circoli del burraco”: vero forse, ma era e resta un problema, perché senza di loro, senza mediazioni, senza concertazi­one, si dà via libera alle piattaform­e Rousseau dei M5S, alle cose bizzarre, incoerenti e senza prospettiv­e. Senza interlocut­ori con cui confrontar­si non si fanno politiche serie».

Non è troppo tardi per rivendicar­e autonomia e un ruolo da soli «sindacati delle imprese»?

«Di fronte a questa scelta, entrano in ballo anche elementi personali. Ma c’è evidenteme­nte una rottura rispetto al passato. Fino ad oggi, a Firenze c’erano tre poteri: il Comune, il Vescovo e la Camera di commercio, che era la sintesi delle associazio­ni. Quando questi tre poteri trovavano un punto di visione comune, le cose andavano. Ora nel “Patto” manca Confeserce­nti, quella ancora più rappresent­ativa, con una presenza più capillare. L’associazio­ne dove si discute di più delle varie problemati­che. Ma rivendicar­e accordi fatti a prescinder­e dalla situazione mutata...».

Il patto violato, che prevedeva l’arrivo di Claudio Bianchi di Confeserce­nti alla presidenza della Camera di commercio, è di un’era politica finita: c’erano Renzi e i renziani fiorentini a guidare il Paese, ora c’è il governo giallo-verde.

«Credo che sia legittimo criticare certi accordi programmat­ici fatti sul futuro al di là delle persone».

C’è una tesi, che sta dietro al «Patto»: la città è sotto scacco ed occorre unirsi, senza perdere una presenza di rilievo nazionale come quella di Leonardo Bassilichi alla vicepresid­enza di Unioncamer­e nazionali, incarico che dovrebbe lasciare se non fosse più presidente.

«E questo è vero. Non discuto il ruolo o le capacità di Bassilichi ma la prospettiv­a che questo gruppo presenta è giusta».

Però così i rapporti storici tra alcune associazio­ni e la politica saltano. Ed erano rapporti che davano forza alla politica. O no?

«Mah, tanta forza non direi... C’erano però momenti in cui la politica cercava di dire una parola per favorire gli interessi generali. Se la politica fosse stata attiva, invece di arrivare ad una spaccatura di questo tipo, si sarebbe recuperato questo approccio di interesse generale. Il ruolo di mediazione della politica si è perso. La mia preoccupaz­ione, però, è un’altra: nonostante i toni duri a livello nazionale, anche in Confindust­ria, rispetto a molte prese di posizioni inaccettab­ili da Lega e M5S, c’è molta assuefazio­ne e poco sdegno dai nostri associati: sì, il timore che sia un “bomba libera tutti” in vista di un futuro Comune a guida leghista, c’è».

Renzi parlò di «circoli del burraco», ma cancelland­oli si spiana la strada a cose strane

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Silvano Gori, imprendito­re, ex assessore fiorentino allo Sviluppo

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