Corriere Fiorentino

Il derby di Gerson

Arriva la Roma, per il brasiliano è l’ora del riscatto contro l’ex squadra Veretout chiamato in Nazionale

- Matteo Magrini

Forza, muscoli, corsa, qualità, visione di gioco, classe, fantasia. È mix del centrocamp­ista perfetto. Dura trovare qualcuno che, da solo, riunisca tutte queste caratteris­tiche. Per questo, quando si costruisce una squadra, si cercano specialist­i che, messi insieme, regalino al reparto la consistenz­a giusta.

Lo ha fatto anche la Fiorentina quando, quest’estate, si è trovata davanti al dilemma. Come sostituire Badelj? Alla fine, dopo lunghi confronti, la decisione: con Veretout. Più sostanza, e meno geometria. Per poter mettere in tavola un centrocamp­o completo però, mancava qualche ingredient­e. Per questo, è arrivato Gerson. Uno che, in teoria, ha tutto quello che serve per integrarsi al meglio con Veretout. Eppure, per il momento, il piano ha funzionato a metà. Benissimo il francese, molto meno il brasiliano. Jordan vive un momento magico che, salvo sorprese, sfocerà nella prima convocazio­ne in Nazionale. La notizia è rimbalzata dalla Francia, e ha trovato conferme. Il mediano viola è stato allertato, e la prossima settimana Deschamps lo inserirà tra i convocati per il doppio impegno con Olanda (Nations League) e Uruguay (amichevole). Non se l’aspettava, Jordan. Basta ripensare a quanto disse al Corriere Fiorentino. «Non è facile, la nostra è una squadra fortissima e nel mio ruolo ci sono un sacco di campioni. Io comunque continuerò a provarci con tutto me stesso. Lavorando duro... perché no?». Detto, e fatto. E pensare che il campionato, per lui, iniziava tra mille perplessit­à. Saprà adattarsi al nuovo ruolo? Ha le qualità giuste? La risposta, non poteva essere più netta. Merito di Pioli (che ci ha creduto fin dal primo giorno di ritiro) ma soprattutt­o suo, che ha accolto la novità a braccia aperte, e ci ha messo tutto se stesso. I numeri, oggi, parlano chiaro. Veretout, dopo Biraghi, è il viola che corre di più (10,4 km di media a partita), è quello con più contrasti vinti (2,6 di media a gara) e subisce soltanto 0,6 dribbling a match.

Un muro, in pratica. Nel frattempo (seppur su rigore) ha già segnato due gol. A proposito. Dei 10 segnati lo scorso, uno arrivò proprio contro la Roma, al Franchi. In quella partita però, Gerson fece di meglio. Una doppietta. Punto più alto della sua finora complessa avventura italiana. Eppure, nonostante le mille difficoltà, Pioli ha scommesso forte su di lui. Lo ha voluto, ha insistito e, a costo di doverlo prendere in prestito secco, è stato accontenta­to. L’inizio, è stato incoraggia­nte. Il gol (e l’assist a Chiesa) alla prima col Chievo, la grande prova con l’Udinese. Da quel momento però, si è spento. Corre poco (8,6 km a partita), crea il giusto (6 occasioni da rete dall’inizio del campionato) ma, soprattutt­o, non incide come dovrebbe sul gioco. Non a caso, a Torino, è finito in panchina. L’allenatore, comunque, è pronto a dargli subito una nuova occasione e, contro la Roma, sua ex squadra, Gerson dovrebbe partire titolare.

Per dimostrare a Di Francesco che ha sbagliato a lasciarlo andare ma, soprattutt­o, per ripagare Pioli della fiducia. Senza pensare al futuro, e ad un eventuale ritorno nella Capitale. L’esempio, lo avrà accanto. Quel Veretout che sabato, lì nel mezzo, si ritroverà faccia a faccia con Znonzi. Un duello decisivo per l’esito della sfida, e un anticipo di quello che, tra un paio di settimane, si riproporrà per una maglia da titolare della Nazionale campione del mondo.

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Nella foto grande Gerson, sotto Veretout che abbraccia Pjaca dopo un gol

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