UN PASSO IN EUROPA PER PROTEGGERE IMPRESE E CITTADINI
Caro direttore, c’è un tema di cui si parla poco, ma che pesa in modo considerevole sulle aziende italiane e toscane in particolare. Mi riferisco alla contraffazione: un fenomeno che va ben oltre i prodotti falsi che siamo abituati a vedere sulle nostre spiagge o sui marciapiedi delle nostre città, e che vale complessivamente quasi 7 miliardi di euro in Italia (con una perdita di gettito fiscale pari a 1,7 miliardi all’anno). La Toscana è una delle regioni più esposte a livello nazionale, con 13.192 aziende potenzialmente colpite (pari al 20,9% del totale). Per difenderci da queste pratiche illecite occorre agire innanzitutto a livello europeo, creando un sistema di controllo più efficace che superi l’attuale disomogeneità tra le autorità di sorveglianza e le diverse legislazioni degli Stati membri. È proprio con questo obiettivo che ho lavorato al Regolamento Ue sulla Sorveglianza di mercato come relatore per il Parlamento europeo. Il testo, approvato nelle scorse settimane a Bruxelles, punta ad accrescere la quantità e la qualità dei controlli sui prodotti circolanti nel mercato europeo, specie per quelli venduti sul web e per quelli importati dai Paesi terzi. Questo si può fare facilitando lo scambio di informazioni tra le autorità nazionali per la sorveglianza doganale e del mercato, anche creando un apposito network. Grazie a questo Regolamento sarà più difficile far circolare prodotti non sicuri e contraffatti nel mercato europeo: con le nuove norme daremo più sicurezza ai consumatori e garantiremo meno concorrenza sleale alle imprese europee. La Toscana è la regione più esposta alla contraffazione nel settore moda: abbigliamento, pelletteria e calzature in particolare. Basta pensare alle grandi griffe che producono a Firenze e dintorni per capire l’entità del fenomeno: da Vuitton a Fendi, da Celine a Gucci, a Ferragamo e tanti altri ancora. Una ricerca del ministero dello Sviluppo dice che in Toscana, tra 2008 e 2015, ci sono stati oltre 380.000 pezzi contraffatti sequestrati. Nell’ultimo anno si sono persi oltre 6.500 posti di lavoro. Un dato, confermato dall’Ocse, che ha inciso anche nel nostro territorio, specie nei distretti conciari e del tessile. C’è bisogno di dare risposte immediate, e credo che il Regolamento di cui sono relatore sia un buon punto di partenza.