TUTTO IN DISCUSSIONE
La nota diffusa ieri dalle associazioni di categoria fiorentine segna un punto di svolta. Il documento, in previsione del rinnovo dei vertici della Camera di Commercio, è sottoscritto da Confindustria, Cna, Confcommercio, Confartigianato, Coldiretti e Confcooperative. Manca la firma di Confesercenti, associazione storicamente di sinistra — a cui, secondo le tradizionali alternanze, sarebbe spettato il nuovo presidente della Camera di Commercio — e questo è già un dato politicamente rilevante. L’analisi delle categorie ha un valore generale, ad esempio quando affermano che le istituzioni non possono affrontare e risolvere i problemi del Paese bypassando le associazioni di rappresentanza. Sembra un riferimento alle tesi di De Rita che, sul piano nazionale, ha costantemente messo in guardia partiti e istituzioni dal privilegiare il solo contatto diretto con i cittadini, avvilendo il ruolo dei corpi intermedi che hanno storicamente rappresentato una democrazia diffusa e partecipata. Si tratta di una considerazione che corrisponde a quello che è stato un atteggiamento reale dei partiti principali della seconda Repubblica, da destra a sinistra, da Berlusconi a Renzi, e che trova la sua esaltazione finale nel tempo attuale, con Di Maio e Salvini. Di un rilievo politico diverso e, per certi aspetti, ancora più significativo è l’attacco deciso e diretto al modello e agli assi privilegiati che per tanti anni avrebbero guidato le relazioni economiche e imprenditoriali a Firenze e in Toscana. Potremmo dire che le associazioni firmatarie interpretano il mutamento di quello che i tedeschi direbbero lo Zeitgeist
(lo spirito del tempo) anche dalle nostre parti. Non c’è dubbio che il potere consolidato in Toscana nel corso ininterrotto dei decenni (a Firenze con minore continuità, ma dal ’95 in poi senza alcuna interruzione) si sia via via fatto sistema di relazioni economiche e sociali privilegiate, come del resto è nell’ordine di una situazione in cui non c’è alternanza politica significativa.
Ora tutto è in discussione e di tale sistema di potere non restano che le difficoltà e i problemi interni, mentre si apre uno spazio nuovo per le rappresentanze economiche: non si sa quanto positivo o viceversa, ma di sicuro gli incerti equilibri politici presenti e futuri inducono i protagonisti (anche quelli che affondano le loro radici in una storia di sinistra, come la Cna) alla ricerca di modelli che non possono più essere quelli del passato. Si tratta, come è chiaro, di una questione che prima di tutto riguarda l’erede di quel sistema di potere indicato, cioè il Pd fiorentino e toscano, a cui servirebbe una capacità di riflessione politica che non sembra appartenergli, in questo passaggio difficile.