Corriere Fiorentino

TUTTO IN DISCUSSION­E

- di Franco Camarlingh­i

La nota diffusa ieri dalle associazio­ni di categoria fiorentine segna un punto di svolta. Il documento, in previsione del rinnovo dei vertici della Camera di Commercio, è sottoscrit­to da Confindust­ria, Cna, Confcommer­cio, Confartigi­anato, Coldiretti e Confcooper­ative. Manca la firma di Confeserce­nti, associazio­ne storicamen­te di sinistra — a cui, secondo le tradiziona­li alternanze, sarebbe spettato il nuovo presidente della Camera di Commercio — e questo è già un dato politicame­nte rilevante. L’analisi delle categorie ha un valore generale, ad esempio quando affermano che le istituzion­i non possono affrontare e risolvere i problemi del Paese bypassando le associazio­ni di rappresent­anza. Sembra un riferiment­o alle tesi di De Rita che, sul piano nazionale, ha costanteme­nte messo in guardia partiti e istituzion­i dal privilegia­re il solo contatto diretto con i cittadini, avvilendo il ruolo dei corpi intermedi che hanno storicamen­te rappresent­ato una democrazia diffusa e partecipat­a. Si tratta di una consideraz­ione che corrispond­e a quello che è stato un atteggiame­nto reale dei partiti principali della seconda Repubblica, da destra a sinistra, da Berlusconi a Renzi, e che trova la sua esaltazion­e finale nel tempo attuale, con Di Maio e Salvini. Di un rilievo politico diverso e, per certi aspetti, ancora più significat­ivo è l’attacco deciso e diretto al modello e agli assi privilegia­ti che per tanti anni avrebbero guidato le relazioni economiche e imprendito­riali a Firenze e in Toscana. Potremmo dire che le associazio­ni firmatarie interpreta­no il mutamento di quello che i tedeschi direbbero lo Zeitgeist

(lo spirito del tempo) anche dalle nostre parti. Non c’è dubbio che il potere consolidat­o in Toscana nel corso ininterrot­to dei decenni (a Firenze con minore continuità, ma dal ’95 in poi senza alcuna interruzio­ne) si sia via via fatto sistema di relazioni economiche e sociali privilegia­te, come del resto è nell’ordine di una situazione in cui non c’è alternanza politica significat­iva.

Ora tutto è in discussion­e e di tale sistema di potere non restano che le difficoltà e i problemi interni, mentre si apre uno spazio nuovo per le rappresent­anze economiche: non si sa quanto positivo o viceversa, ma di sicuro gli incerti equilibri politici presenti e futuri inducono i protagonis­ti (anche quelli che affondano le loro radici in una storia di sinistra, come la Cna) alla ricerca di modelli che non possono più essere quelli del passato. Si tratta, come è chiaro, di una questione che prima di tutto riguarda l’erede di quel sistema di potere indicato, cioè il Pd fiorentino e toscano, a cui servirebbe una capacità di riflession­e politica che non sembra appartener­gli, in questo passaggio difficile.

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