Corriere Fiorentino

Quegli scherzi del genio della fisica studente a Pisa

Oggi a Pisa incontro con David N. Schwartz, autore della biografia (Solferino) sul grande fisico Ritratto di un giovane pieno di talento che amava divertirsi insieme agli amici al tempo dell’università

- Di David N. Schwartz* a pagina

❞ Insieme al compagno di studi Rasetti lanciava frammenti di sodio negli orinatoi pubblici

❞ Durante le escursioni sulle Alpi Apuane camminava davanti agli altri, guidandoli, era il capo naturale del gruppo

Oggi (ore 15) all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di Pisa (Dipartimen­to di Fisica Enrico Fermi, Polo Fibonacci, Largo B. Pontecorvo 3, edificio C) si tiene l’incontro con David N. Schwartz, autore del libro «Enrico Fermi. L’ultimo uomo che sapeva tutto» (Solferino), la prima biografia completa su uno dei più grandi fisici della storia, Premio Nobel nel 1938 a soli 37 anni per il lavoro sulla radioattiv­ità artificial­e e sui neutroni lenti. Il titolo dell’incontro è «How Fermi became Fermi». Per l’occasione pubblichia­mo un estratto in cui David N. Schwartz racconta la giovinezza, le amicizie, gli scherzi, le escursioni sulle Alpi Apuane e gli studi del grande scienziato alla Normale di Pisa.

Le matricole del 1918 alla Scuola Normale erano un gruppo insolito: molti studenti erano stati ammessi nel 1915 ma arrivarono soltanto alla fine della guerra. La Scuola Normale aveva sempre formato l’élite culturale e intellettu­ale del Paese, e la classe di Fermi non sarebbe stata da meno: vi si trovavano persone destinate a grandi successi nella matematica, nella fisica e nell’astronomia. Fermi fece rapidament­e amicizia con un giovane asciutto e atletico di nome Nello Carrara, arrivato l’anno precedente. C’era però un altro ragazzo, che non faceva parte della Scuola Normale ma studiava fisica all’università, con cui Fermi avrebbe formato un legame leggendari­o e duraturo, dal punto di vista sia profession­ale sia personale: si trattava di Franco Rasetti.

Rasetti era nato in un paesino umbro vicino a Castiglion­e del Lago, e aveva circa un mese e mezzo più di Fermi, ma i due erano diversissi­mi di aspetto. Rasetti era alto e magro come uno stecco, con il collo scarno e il viso ossuto: somigliava un po’ a uno struzzo. Era molto vicino alla madre, e quando fu ammesso all’università tutta la famiglia si trasferì a Pisa, prendendo alloggio in città. Rasetti era davvero eccentrico. Aveva scelto di studiare fisica all’università perché, come spiegò poi, per lui sarebbe stata una sfida, richiedend­o minori sforzi di memoria e classifica­zione rispetto ad altre scienze. In realtà aveva una memoria straordina­ria, che gli permise di occuparsi di classifica­zioni nella botanica e nella biologia marina; riusciva a identifica­re migliaia di specie diverse di fiori e molluschi. Anni dopo sarebbe passato a occuparsi principalm­ente di biologia piuttosto che di fisica. Rasetti incontrò Fermi ai corsi di fisica dell’università, e i due fraternizz­arono subito. Fermi divenne un ospite fisso a casa Rasetti, e spesso si fermava per cena benché i normalisti godessero di vitto e alloggio gratuiti. I due giovani condividev­ano un senso dell’umorismo un po’ scanzonato, e presto formarono la «Società Antiprossi­mo», dedicata a stuzzicare la gente con scherzi e dispetti vari. Per esempio si divertivan­o a lanciare frammenti di sodio negli orinatoi pubblici, per spaventare i frequentat­ori quando il sodio esplodeva a contatto con l’acqua. Oppure chiudevano le giacche degli sconosciut­i con un lucchetto infilato nelle asole. Fermi fece questo scherzo anche a Rasetti, chiudendo la porta con un lucchetto mentre la famiglia era in casa. Oppure mettevano una catinella piena d’acqua sopra una porta socchiusa, divertendo­si a osservare la doccia dell’ignaro malcapitat­o che apriva la porta. Inscenaron­o duelli alla spada sui tetti di Pisa. Crearono una bomba puzzolente e la fecero esplodere in classe durante una lezione, rischiando di farsi espellere. Furono salvati soltanto dall’intervento del professor Puccianti, che li convinse a limitarsi agli scherzi che non li avrebbero messi di nuovo nei guai con le autorità universita­rie. Quando non creavano scompiglio in città, facevano escursioni sulle Alpi Apuane, non lontano dalle famose cave di marmo, spesso in compagnia di Nello Carrara. I tre amavano l’attività fisica intensa e vi si dedicavano ogni volta che potevano, nei fine settimana di bel tempo. Fu così che Fermi si appassionò alle camminate in montagna, un’attività cui continuò a dedicarsi per tutta la vita. Alla lunga la Società Antiprossi­mo si trasformò in un circolo più vasto di amici e amiche, con obiettivi più simpatici. I membri passavano i fine settimana a esplorare le colline e le montagne dei dintorni; di solito Fermi camminava davanti agli altri, guidandoli, stabilendo il percorso e l’orario del ritorno. Era il capo naturale del gruppo; come gli sarebbe successo più volte nella vita, chi lo conosceva era contento di seguirlo ovunque andasse.

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Fermi e Rasetti seguirono insieme molti corsi all’università, tra cui chimica analitica. In un’esercitazi­one di laboratori­o passata alla storia, dovevano identifica­re i componenti di una miscela mettendo a frutto le tecniche di chimica analitica insegnate nel corso. Fermi decise che sarebbe stato più facile e rapido esaminare la miscela al microscopi­o e identifica­re visivament­e i componenti. Ebbero un ottimo voto e non se ne accorse nessuno. La vita universita­ria non era tutta un giocare e divertirsi. Fermi era uno studente di fisica serio ed entusiasta e le letture svolte in autonomia gli rimasero impresse per tutta la vita. Assimilò il testo classico di Poincaré sull’idrodinami­ca dei moti vorticosi e studiò talmente a fondo altre due opere capitali, la Meccanica di Appell e la Termodinam­ica di Planck, che anni dopo se ne ricordava ancora le dimostrazi­oni. Presto superò i suoi insegnanti nella conoscenza della relatività e della meccanica quantistic­a, e teneva spesso seminari sulla relatività. Puccianti, un fisico generoso e molto vecchio stile, si rivolgeva a Fermi per farsi spiegare gli argomenti teorici che non riusciva a capire. Fermi ne approfitta­va per mettere a punto le sue abilità didattiche, che sarebbero state essenziali nel prosieguo della sua carriera. Puccianti apprezzava tanto questi piccoli seminari che finì per nominare Fermi il suo esperto personale di relatività. © 2017 David N. Schwartz © 2018 RCS MediaGroup S.p.A., Milano Published by arrangemen­t with ALS - Agenzia Letteraria Santachiar­a. Traduzione di Luisa Doplicher e Daniele A. Gewurz

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 ??  ?? Fermi, Rasetti e Carrara sulle Alpi Apuane (Archivi Amaldi, dipartimen­to di Fisica, Università La Sapienza, dal volume edito da Solferino)
Fermi, Rasetti e Carrara sulle Alpi Apuane (Archivi Amaldi, dipartimen­to di Fisica, Università La Sapienza, dal volume edito da Solferino)
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Copertina David N. Schwartz «Enrico Fermi, l’ultimo uomo che sapeva tutto» (Solferino) pp. 512, euro 24
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