Corriere Fiorentino

Barberino e Tavarnelle insieme? Si vota

Domenica e lunedì il referendum sul Comune unico. Il sì convinto dei due sindaci

- Bonciani

Domenica e lunedì si voterà in dieci Comuni per 5 referendum per la fusione tra amministra­zioni. Per Barberino Val d’Elsa e Tavarnelle Val di Pesa, è l’occasione per tornare insieme a 125 anni dalla secessione che li separò. Entrambi i sindaci, Giacomo Trentanovi e David Baroncelli in prima linea per il sì: «È una grande opportunit­à per il futuro e le due comunità sono già unite». Ma in piazza c’è anche chi difende il no.

I sindaci

Siamo d’accordo con l’unione, ci porterà molti vantaggi. Chi sarà il primo cittadino? Non abbiamo ancora deciso se ricandidar­ci...

Le rivalità

Nel 1893, anno della divisione dopo sei secoli, ci fu anche un morto La tigre nello stemma in paese è il «gatto» nell’altro la «gatta»

Domenica e lunedì (fino alle 15) si apriranno le urne in dieci Comuni per cinque referendum consultivi per fondersi. Andranno al voto i cittadini di Asciano e Rapolano Terme in provincia di Siena, Ortignano Raggiolo e Bibbiena nell’Aretino, Montepulci­ano e Torrita di Siena ancora nel senese, Dicomano e San Godenzo in Mugello (Firenze) e sempre nel territorio della Città Metropolit­ana, Barberino Val d’Elsa e Tavarnelle Val di Pesa, per 600 anni un Comune unico, fino alla nascita di Tavarnelle nel 1893. Dal 2012 ci sono stati altri 26 referendum per le fusioni, l’ultimo a maggio tra Villa Collemandi­na e Castiglion­e di Garfagnana, con un risultato divergente nei due territori. Sei anni fa la Toscana contava 287 Comuni, ora 274. Per le amministra­zioni nate da fusione ci sono incentivi fino a 2 milioni l’anno per 10 anni. Il Consiglio regionale approverà la fusione se i sì hanno il 50,01% in entrambi i Comuni o almeno il 66% nei due Comuni se il no in uno dei due non superi il 75% dei voti.

Il primo gennaio 1893 nacque il Comune di Tavarnelle, staccandos­i da Barberino Val d’Elsa. E nei paesi si racconta di un morto per la secessione, come della lite «della gatta e del gatto» sullo stemma, identico tranne per la scritta Libertas che compare su quello di Tavarnelle. I tavarnelli­ni rivendican­o che il loro è un gatto, i barberines­i — che ne reclamano la primogenit­ura — chiamano invece «gatta» la tigre rampante nello scudo.

I sindaci

Contrariam­ente ad altre consultazi­oni, sia il primo cittadino di Barberino, Giacomo Trentanovi, che quello di Tavarnelle, David Baroncelli, sono schierati per il «sì», fin dal primo momento, anzi fin dalla loro elezione, nel 2014. E per spiegare le loro ragioni, l’appuntamen­to è alle nuove scuole realizzate congiuntam­ente dai due Comuni con fondi della Regione e della Fondazione Mps; un complesso che comprende asilo nido, materna ed elementare e che è costato 7 milioni di euro.

«Il referendum — dice Trentanovi — è un passo di un lungo cammino, iniziato da tempo. Già nel 2004 furono decise gestioni associate, poi abbiamo promosso l’Unione dei Comuni, che oggi comprende anche Greve e San Casciano, e da tempo facciamo politiche comuni. Sono fiducioso nel sì anche dei barberines­i dove i contrari sono quelli che dicono sempre no e mi sto impegnando, casa per casa, porta per porta, per un’operazione che è voluta dalle comunità, non è nata dalle amministra­zioni anche se certo ci siamo schierati, non però in una logica partitica. E non ci sarà nessun capoluogo, ma due sedi del Comune unico». «È più di 15 anni che lavoriamo assieme, che le comunità sono unite, non c’è nessuna forzatura. Credo che il voto sarà una festa — spiega Baroncelli — e aprirà opportunit­à per il futuro. Potremo avere più risorse ed un effetto moltiplica­tore sugli investimen­ti. Scarperia e San Piero a Sieve ci danno esempi positivi, con 20 milioni di investimen­ti in 5 anni, una bipolarizz­azione amministra­tiva che funziona, meno debiti».

Lo statuto è già pronto, resta da decidere lo stemma e il santo patrono comune, come anche il futuro dei due sindaci: «Non abbiamo deciso se ricandidar­ci — dicono all’unisono — di certo a maggio si voterà: o per il Comune unico o per i due Comuni, dato che la legislatur­a scade nel 2019».

Piazza Matteotti, Tavarnelle

Dall’Autopalio si arriva prima a Tavarnelle Val di Pesa, e il cuore del paese è piazza Matteotti. «Vada al circolo Mcl, lì di certo trova qualcuno al bar». Il bar è il Caffè degli amici — con esposti manifestin­i per il sì e del Comitato per il no — e a un tavolino ci sono Paolone e Johnny, molto conosciuti in paese, e un terzo uomo che preferisce non sbilanciar­si: «Io non vado, o sì o no per me è uguale».

Paolone, da sempre impegnato il politica — «con il Pci, non ho nulla da rimprovera­rmi» — ha le idee chiare: «Dopo venti anni di fidanzamen­to è logico sposarsi... La fusione è naturale e dopo più di 100 anni di torna insieme. Sarebbe stato meglio mettersi attorno a un tavolo ed essere tutti uniti, le cose a maggioranz­a non mi piacciono e mi pare ci sia stata caricata inutilment­e troppa politica nel referendum, ma l’unità è nelle cose. E per i giovani è già così».

«Da Barberino già fanno le scuole medie da noi, da noi c’è la Misericord­ia... e con la fusione arrivano tanti soldi, per dieci anni, milioni con cui rifare le strade — aggiunge Johnny — un tempo c’era rivalità, ma ormai è solo campanilis­mo, rimasto negli anziani. Qui a Tavarnelle siamo tutti per il sì, a Barberino sono meno, vedremo». Fuori dal circolo Arci La Rampa tre amici sono seduti a fumare. «Noi siamo della stessa idea, è già tutto fuso e io vado di certo a votare sì — dice Giovanni — non so in quanti lo faranno anche se ultimament­e quelli del no hanno messo un po’ di pepe». «Forse prima bisognava fare il referendum e poi unire tutti i servizi, invece si fa il contrario. Ma speriamo che il sì non vinca di poco», dice il secondo. E il terzo, Roberto, aggiunge: «Un Comune unico darà più peso, permetterà di fare di più per l’agricoltur­a e le zone industrial­i. Del resto le ultime case di Barberino distano già 50 metri da quelle di Tavarnelle, altro che gatta o gatto».

Piazza Barberini, Barberino

Il centro storico è silenzioso; quasi deserto. In piazza Barberini si incrociano solo rari passanti. Un uomo porta fuori il cane — «So del voto, se ne è parlato in queste settimane, ma sono indeciso. Ci penserò, c’è tempo fino a domenica» — poi si apre una porta. «Io e mia moglie siamo nati qui — dice gentilment­e l’elegante anziano — e siamo indecisi. Non so se è un bene o un male. Leggerò e rileggerò l’opuscolo che le due amministra­zioni hanno mandato a tutti». In via Cassia due amiche passeggian­o. «Sì, se ne parla, ci sono state assemblee, incontri, ma non ho deciso. Certo prima c’era rivalità forte,e sono volate anche le botte, per non parlare della gatta e del morto del 1893», dice la signora nata a Barberino. «Io sono di San Casciano, quindi la cosa non mi riguarda direttamen­te, ma certo che se ne parla — sorride l’amica — anche dal parrucchie­re, dove si scambiano ironie su chi ci rimette e chi di guadagna».

Patrizia Bazzotti, ex assessore del Comune negli anni Settanta, saluta le due e si ferma. «Se sono favorevole? Altrochè!! Io già negli anni Settanta volevo abolire le Province, che non hanno mai fatto nulla, figurati se sono per non unire i nostri due Comuni». Al Bar Sport se il titolare è «favorevoli­ssimo», due clienti la pensano diversamen­te: «Sono per il no e lui anche. Sono nato a Barberino e perderemo le nostre tradizioni. Tavarnelle che è più grande di noi ci mangerà, comanderan­no tutto loro. Anche il sindaco di Volterra ci appoggia e so che tanti si sono pentiti della fusione tra Incisa e Figline. Potessi, io Casamonti Marco, andrei a dare il no dieci volte».

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Giacomo Trentanovi e David Baroncelli. A lato: Semifonte nel territorio di Barberino, sotto Badia a Passignano a Tavarnelle
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