Corriere Fiorentino

Denunciaro­no lo sfruttamen­to, operai aggrediti da cinesi

I due pakistani lavorano in una ditta tessile pratese e sono iscritti ai Cobas (che ora accusano la Cgil)

- Giorgio Bernardini

«Li ho visti ma non ho potuto riconoscer­li: erano quattro uomini cinesi, ci hanno aggredito subito, non abbiamo fatto in tempo a far nulla». Adeel — uno dei due operai tessili pachistani vittime di un agguato a colpi di mazze, bottiglie e coltelli — racconta l’aggression­e avvenuta martedì sera alle 19 nel sottopassa­ggio di via Montalese. Lui e Abbas hanno in comune due cose oltre alla nazionalit­à: condividon­o il posto di lavoro e sono iscritti al sindacato Sì Cobas. Entrambi gli aspetti, secondo Adeel, hanno a che fare con la brutale aggression­e che li ha condotti

❞ Il racconto Li ho visti ma non ho potuto riconoscer­li Erano quattro uomini cinesi

in ospedale, dove sono stati giudicati guaribili in pochi giorni. Stavano tornando a casa dal lavoro, una ditta tessile gestita da cinesi a Montemurlo. «Il capo sta lì, è giovane, ma la ditta figura essere di un prestanome», spiega ancora Adeel. La polizia, intervenut­a sul posto poco dopo la fuga dei cinesi, sta indagando sulla correlazio­ne fra l’episodio e le minacce ricevute dagli stessi lavoratori ad opera dei titolari della ditta dove lavorano. Adeel e Abbas, infatti, sarebbero stati più volte esortati a tornare sui propri passi dopo aver intentato e vinto una vertenza sindacale che chiedeva conto di un regolare contratto di lavoro. «Prima lavoravamo 12 ore al giorno 7 giorni su 7, ora lavoriamo otto ore con sabato e domenica liberi. Ma questa cosa a loro non è mai piaciuta e ci hanno minacciato tante volte, dicendoci che d’ora in poi il nostro futuro non sarebbe stato più nelle nostre mani». Una cinquantin­a di lavoratori del sindacato Sì Cobas, ieri pomeriggio, hanno partecipat­o a una manifestaz­ione di protesta di fronte alla sede della Prefettura di Prato.

I manifestan­ti, quasi tutti stranieri, chiedevano all’ufficio del governo sul territorio di puntare i riflettori sull’episodio. Sia Luca Toscano che Karim Bekkal, entrambi dirigenti del sindacato, hanno mosso accuse esplicite contro «il sistema e i sindacati confederal­i che finora non hanno mai fatto nulla per cancellare la situazione di schiavitù dei lavoratori in cui tutti sano essere Prato e la piana». Il segretario dei tessili della Cgil di Prato e Pistoia Massimilia­no Brezzo ha sostenuto i lavoratori: «So che avevano denunciato la loro condizione di sfruttamen­to, la stessa da noi denunciata per altre migliaia di lavoratori sul territorio». Nella ditta dove lavorano i due operai aggrediti ci sono una ventina di dipendenti: tutti cinesi tranne quattro, che sono pachistani. Di questi, tre sono iscritti al Sì Cobas.

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La manifestaz­ione di ieri pomeriggio davanti alla sede della Prefettura di Prato

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