Più poteri ai Comuni E un nuovo tetto per i mega-centri
Per una volta sono tutti d’accordo. Il Consiglio regionale ieri ha approvato il nuovo Codice del commercio che recepisce alcune norme statali e i rilievi mossi dalla Corte costituzionale al precedente decalogo, e introduce elementi di novità a proposito di grande distribuzione, promozione del commercio locale, sagre. Se era scontata la soddisfazione dell’assessore Stefano Ciuoffo, che parla di una legge «non di divieto ma di promozione» per «valorizzare il sistema del commercio diffuso che rappresenta la Toscana in termini di tradizione e solidità», lo era molto meno quella delle associazioni di categoria. E invece commercianti e albergatori brindano ad un testo che definiscono «equilibrato e innovativo, davvero fatto bene». Per molti aspetti, dalle agevolazioni fiscali alle strategie di promozione del commercio di vicinato, il pallino torna in mano ai Comuni. La principale novità riguarda la grande distribuzione e i centri commerciali: non potranno superare i 15 mila metri quadrati, le nuove aperture saranno sottoposte al vaglio della Conferenza dei servizi e troveranno il limite negli strumenti urbanistici di ciascun territorio. Le «sagre» potranno così definirsi solo se promuoveranno prodotti tipici locali e non dureranno più di dieci giorni; soprattutto dovranno essere gestite direttamente dagli organizzatori ai quali andrà l’incasso delle attività di somministrazione, per evitare forme di ristorazione “parallela”. Via libera ai ristoranti interni agli alberghi, che potranno aprirsi agli avventori esterni ed evitare alcune restrizioni comunali. Per prima in Italia, la Toscana ha definito i Centri commerciali naturali facendo del piccolo commercio un elemento cruciale contro il degrado, perno della riqualificazione urbana e sociale. Novità anche per gli impianti di carburante che, in accoglimento di una normativa europea, dovranno attrezzarsi per fornire carburanti alternativi, dal gpl alle colonnine per la ricarica dei mezzi elettrici.