Bassilichi bis, scambio di accuse fra le categorie
«Sul Dante non avevo dubbi, è un’ eccellenza da decenni» dice la preside Maria Rita Urciuoli. «Sono molto contenta invece dell’Alberti, perchè per tanti anni è rimasto indietro, aveva perso lo smalto e la voglia di produrre artisti: vederlo risalire in classifica mi inorgoglisce».
Per la prima volta presenti i risultati dei licei scientifici delle scienze applicate (il Rodolico è primo seguito dal Russell-Newton di Scandicci e dal Gobetti-Volta di Bagno a Ripoli) e per le scienze umane (il migliore è il Machiavelli), introdotti dalla riforma Gelmini nel 2010.
Sempre in vista dell’Università, i tecnici economici che preparano meglio sono il Calamandrei di Sesto, il Galilei e il Marco Polo, i più quotati tecnici tecnologici sono il Russell-Newton, il Calamandrei (che prende il posto del Gobetti Volta) e l’Agrario.
E se uno studente invece alla matricola preferisce il contratto? Allora può optare per il Calamandrei di Sesto: una percentuale di occupati del 69% e 210 giorni per un contratto. Oppure per il Galilei (68% di occupati e 245 giorni), o il Salvemini-Duca D’Aosta (60% e 239 giorni).
Sette ex dell’alberghiero Saffi su 10 trovano lavoro, il 18% a tempo indeterminato. Tra i professionali seguono il Buontalenti (61%), l’istituto Leonardo Da Vinci (58%), l’Agrario (56%), il Sassetti-Peruzzi (50%), il Cellini-Tornabuoni (46%) e il Morante-Ginori Conti (38%), per chi si specializza in industria e artigianato le scelte vincenti sono Leonardo da Vinci e CelliniTornabuoni.
La novità 2018 è la «percentuale di diplomati in regola» che misura la «severità» della scuola: indica quanti studenti iscritti al primo anno hanno raggiunto il diploma senza bocciare. Se la percentuale è alta, spiegano dalla Fondazione Agnelli, la scuola è molto inclusiva e si impegna a portare avanti il maggiore numero di studenti, senza una severa politica di scrematura, se è alta, la scuola è molto selettiva .Tra i più severi il linguistico della Santissima Annunziata (30.8% ), e il tecnologico Russell-Newton (25.7). È ormai guerra aperta tra Confesercenti e le sei associazioni che hanno firmato il patto per la nuova legislatura della Camera di Commercio che si aprirà nella prossima primavera. A dar fuoco alle polveri le parole di Claudio Bianchi, numero uno di Confesercenti, a Repubblica Firenze: «Siamo pronti a sostenere un Bassilichi (attuale presidente dell’ente camerale, ndr) bis, ma non a colpi di maggioranza e di aut aut. E la politica deve restare davvero fuori dalla Camera. E non accettiamo etichette di collateralità al Comune». Dura la risposta di Confcommercio, Confindustria, Cna, Confartigianato, Coldiretti e Confcooperative, che sembrano chiudere la porta ad ogni tentativo di ricucitura dello strappo, al di là delle frasi di circostanza. «Abbiamo preso atto con rammarico della decisione di Confesercenti di non sottoscrivere il progetto politico per la nuova Camera di Commercio, al quale peraltro anch’essa aveva contribuito in maniera determinante, ma confidiamo che possa comunque aggregarsi quanto prima alle altre associazioni, che per ora sono sei ma potrebbero presto aumentare. Anche se la decisione del presidente di Confesercenti di non sottoscriverlo ci era apparsa più legata a pretese su un suo ruolo personale piuttosto che ad osservazioni di merito e contenuto. Nel senso che la sua richiesta più ricorrente in quell’incontro era stata: “Se resta Bassilichi allora voglio almeno la vicepresidenza per me!”». Poi le sei associazioni continuano: «Riguardo al ricorrente refrain che qualcuno alimenta, a nostro giudizio strumentalmente, circa il presunto obiettivo politico del nostro tavolo, che non c’è e non c’è mai stato, c’è poco da commentare. Se chiedere più autonomia delle associazioni dalla politica, come fa con convinzione ciascuno dei sei firmatari il progetto, è ritenuto atteggiamento “collaborazionista” non si capisce bene con chi, questo non è certo un problema nostro. Il nostro è un progetto politico per la buona cura e gestione dell’economia, nato dalle imprese e per le imprese». Infine la replica conclude: «Questo tipo di accuse non fa che cementare ancora di più l’intesa ed il feeling dei firmatari, probabilmente proprio l’obiettivo opposto di chi lo contesta».