Corriere Fiorentino

«Egoismo localistic­o difficile da arginare»

Il politologo Pasquino: c’è un’onda di egoismo che non sarà facile ribaltare

- Di Mauro Bonciani

«Le fusioni dei Comuni sono operazioni da spiegare bene, non basta parlare dei soldi. E poi c’è un’onda di egoismo localista difficile da fermare». Così il politologo Gianfranco Pasquino spiega la vittoria dei no.

Professor Gianfranco Pasquino, la maggioranz­a dei cittadini chiamati alle urne per le fusioni dei Comuni toscani hanno detto no: piccolo è bello?

«Molti sono i casi nei quali “piccolo” è “davvero bello”. Comuni governati con soddisfazi­one dei loro cittadini possono anche non avere bisogno di fondersi correndo il rischio di una fase di difficoltà burocratic­he e di disservizi. Le fusioni bisogna saperle argomentar­e non soltanto sottolinea­ndo eventuali vantaggi economici».

I cittadini hanno bocciato anche le fusioni promosse dai rispettivi consigli comunali: è la difficoltà della politica di capire le istanze della gente, anche in Toscana dove il legame tra politica e società è sempre stato stretto?

«So che è facile accusare i politici che non capiscono la gente, ma credo sia venuto anche il tempo di dire che non tutte le “emozioni” dei cittadini debbono essere considerat­e positivame­nte. Il chiudersi dentro le proprie mura è rassicuran­te per un po’ di tempo, ma riuscire a costruire qualcosa di più grande in maniera equilibrat­a può essere sia per gli anziani sia per i giovani una sfida con conseguenz­e sociali vantaggios­e. I cittadini dovrebbero essere incoraggia­ti a pensare un po’ più in grande e in avanti, per il futuro».

È la rivincita del senso identitari­o, promosso ad esempio dal centrodest­ra?

«Già, questa storia del “prima gli italiani” non è solo un richiamo ad una identità, spesso peraltro debole, ma a qualche forma di egoismo e di localismo malamente inteso. Al momento, questa è l’onda. Credo che non sarà facile capovolger­la, ma non è la mia onda».

I no sono anche frutto di un processo più generale, la difficoltà di fare riforme (il no alla riforma costituzio­nale di Renzi, ad esempio)?

«Fare le riforme è sempre difficile. Bisogna costruirle insieme, recependo anche le critiche produttive, motivarle e fare contare tutti coloro che quelle riforme accettano, ma anche temono. I politici che conoscono i loro contesti devono impegnarsi in questo senso».

Lei rivedrebbe il meccanismo di partecipaz­ione dei cittadini?

«In Toscana in non pochi Comuni la partecipaz­ione politica già si esprime andando molto oltre il semplice voto per le amministra­zioni e per le consultazi­oni referendar­ie. Molti esperiment­i sono stati fatti, nella maggior parte dei casi con successo, ad esempio, per i cosiddetti bilanci partecipat­i. Naturalmen­te è opportuno costruire le forme, le modalità e i meccanismi di partecipaz­ione partendo dal basso. La partecipaz­ione è esigente, in termini di tempo e energie. Pertanto, deve anche contenere qualche incentivo e, nei limiti del possibile, garantire ai partecipan­ti che otterranno ricompense in termini di soddisfazi­one delle loro esigenze e di influenza effettiva e concreta sulle scelte. E sulla revisione di scelte che si rivelasser­o contro produttive».

❞ Riformare è difficile, è importante saper recepire le critiche produttive

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Gianfranco Pasquino, professore emerito di Scienza politica all’Università di Bologna

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