Corriere Fiorentino

L’INCUBO CENT’ANNI FA: ABBIAMO IMPARATO?

SPAGNOLA

- Enrico Nistri

La spagnola mieté molte vittime a Firenze, ma fece i guasti maggiori nelle località di provincia, per la minore efficienza dei servizi sanitari. A Pistoia l’ospedale del Ceppo collassò per l’alto numero di ricoverati e la Misericord­ia si trovò a corto di cavalli per trasportar­e le salme al camposanto. In tutta la provincia di Firenze dall’ottobre al dicembre del 1918 il prefetto chiuse cinema e locali di ritrovo, il provvedito­re agli studi le scuole, il vescovo disinfettò le acquasanti­ere. In Garfagnana furono persino chiusi i cimiteri e vietati i cortei funebri. Sulle cause della Spagnola si sa poco, ma è certo che le privazioni della guerra, l’alta concentraz­ione di uomini nelle trincee, la mobilitazi­one di personale sanitario civile al fronte fecero la loro parte, cui in Toscana si aggiunse l’arrivo dopo Caporetto dei profughi veneti. Quel che è certo, l’epidemia dovette il suo nome al fatto che la neutrale Spagna, a differenza dei belligeran­ti, non aveva interesse a occultare il fenomeno, ma i primi casi scoppiaron­o in America e furono i militari statuniten­si a portare il contagio in Europa. Oggi prevale la tesi che l’origine della pandemia sia aviaria, ma il grande polemologo Gaston Bouthoul già negli anni ’70, quando il complottis­mo non era di moda, non escludeva che potesse trattarsi di un caso di guerra batteriolo­gica finito fuori controllo. Le morti avvenivano per polmonite batterica, mal contrastab­ile senza sulfamidic­i né antibiotic­i. A parte l’aspirina, di cui si faceva uso e abuso, rimaneva il «metodo dei due berretti» teorizzato da un farmacista francese: appendere un berretto alla porta e bere vino rosso finché non se ne vedono due. C’è chi è guarito così, come c’è chi è morto per aver ingerito troppo acido acetilsali­cilico.

A un secolo di distanza però il ricordo di questa immane tragedia ci può lasciare almeno un insegnamen­to: non abbassare la guardia nei controlli sanitari e non disprezzar­e le conquiste della medicina ufficiale, anche in tema di vaccini. I fondamenta­lismi antiscient­ifici hanno campo aperto anche perché sta venendo meno la memoria storica: in un mondo appiattito sul presente sono in molti a non immaginars­i cos’era la vita quando si moriva di morbillo, di difterite, di setticemia o anche per una bronchite trascurata. Il metodo dei due berretti può essere piacevole, ma non sempre funziona, purtroppo.

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