LA PALUDE DEGLI INTERESSI DI PARTE
Caro direttore, Amerigo Vespucci fu un viaggiatore coraggioso. A lui dobbiamo scoperte che a quei tempi erano inimmaginabili. Che destarono meraviglia e stupore, andando a riscrivere i confini del mondo e contribuendo a forgiare una nuova civiltà. È attraverso il viaggio che gli uomini hanno scritto la loro storia. Le rotte dei popoli, i loro spostamenti, hanno prodotto i progressi di cui oggi beneficiamo. Noi siamo per il progresso, convintamente, e siamo dunque per la libertà di movimento.
Peretola è oggi uno scalo che funziona a scartamento ridotto, come confermato dagli ultimi dati Enac elaborati da Toscana Aeroporti. È un aeroporto che ha limiti strutturali ed è posizionato in maniera da rendere oggettivamente difficile la vita di migliaia di nostri concittadini. È per questo che il progetto di spostamento e di allungamento della pista mi ha sempre convinta. Va fatto perché Firenze ha bisogno di un’aerostazione all’altezza dei tempi, che valorizzi la sua economia, tanto più in una fase di forte competitività come quella attuale, e promuova un turismo di qualità. Certo, sappiamo che calare una nuova opera in un contesto già sufficientemente congestionato come quello della Piana non è un’operazione banale, ma siamo certi che il rispetto delle numerose prescrizioni poste a garanzia ed a tutela dell’ambiente, sarà rigoroso e garantirà la bontà dell’operazione. Non un aeroporto «in conflitto» con Pisa, ma una sinergia che sarà di grandissima utilità per entrambi gli scali. Le nostre aziende hanno bisogno di collegamenti certi e regolari con il mondo. Ne hanno bisogno anche i nostri concittadini. Non c’è dunque una sola ragione valida per non procedere spediti!
Ed infatti, quello che emerge dal dibattito degli ultimi mesi, è solo un malsano accanimento politico contro le nostre amministrazioni, ree di non essere allineate al governo grilloleghista. Al punto che la stessa Lega si trova in vistoso imbarazzo di fronte alle esternazioni di chi, come Susanna Ceccardi, mira solo a massimizzare il proprio profitto elettorale, frenando un’opera necessaria. Si tratta dunque di una vera e propria rappresaglia politica, sulla pelle dei fiorentini e dei toscani, di fronte alla quale non possiamo e non dobbiamo rimanere inermi. Come non possiamo tacere al cospetto di un ministro dei trasporti come Toninelli che, paradossalmente, fa dell’immobilismo la sua cifra di governo, unita per altro ad una buona dose di pressappochismo che, non di rado, lo porta ad affermare cose inesatte se non palesemente false. Sono convinta che Firenze e la Toscana sapranno rispondere a questo attacco, a patto però di ritrovare quell’unità di intenti che si è da sempre incardinata nel nostro virtuoso modello di sviluppo, in cui ciascuno ha saputo fare la sua parte, avendo la garanzia che poi i frutti sarebbero stati equamente divisi. Perché quando si lavora per uno sviluppo in armonia col territorio tutti hanno di che guadagnare. Viceversa quando ci si chiude, ciascuno nei propri interessi corporativi, vince la palude. Quella cui questo governo vorrebbe condannarci.