Corriere Fiorentino

Case popolari, più punti ai residenti da più anni

Più punti a chi è residente da più anni. «Inseguite la Lega». «No, è solo equità»

- Mauro Bonciani

Aumenteran­no i punteggi per la graduatori­e per le case popolari per chi risiede in Toscana da più anni. Ma la sinistra attacca la novità varata dalla giunta Rossi-Pd: «È una sorta di leghismo in salsa toscana».

Ancora non è arrivata in aula e la nuova legge regionale sulle case popolari già divide la sinistra. La giunta Rossi ha approvato il provvedime­nto da settimane, ma l’avvio del suo percorso in commission­e, prima di approdare al voto a Palazzo Panciatich­i, ha rinfocolat­o le polemiche. Già questa estate c’erano state tensioni , con l’idea del sindaco di Firenze di innalzare il requisito minimo degli anni di residenza bocciata dal governator­e, che poi però aveva aperto a un «premio» per la toscanità, cioè più punti per chi risiedeva da più tempo sul territorio.

Così è andata, e in effetti la nuova polemica è scoppiata proprio sull’aumento dei punti concessi a chi abita da più tempo in Toscana: due punti per chi risiede da 10 anni, tre per 15 anni, quattro per chi vi risiede da 20. Non solo, la legge approvata in giunta ha tolto la soglia di sei punti per il disagio abitativo, cioè per chi vive in case malsane e in alloggi di fortuna ed è sotto sfratto, ed ha anche alzato da tre a quattro punti il riconoscim­ento per chi spende più di un terzo del suo reddito per vivere in affitto. Altra novità, inasprimen­to delle sanzioni a chi commette reati e vive in un alloggio popolare: la decadenza e l’espulsione dall’alloggio è già prevista per reati contro la famiglia e la persona e il Consiglio regionale vuole estenderla a tutti i reati (quindi anche la furto) e si discute se varrà la prima condanna o quella definitiva. Sparisce poi la decisione di avere solo tre soggetti gestori in Toscana per tre macro aree — da tempo al centro delle critiche — ma i gestori dovranno rispettare parametri di qualità ed efficienza se non vorranno sparire.

Secondo Sì Toscana a Sinistra Rossi e la sua giunta inseguono i leghisti sui «toscani prima»; secondo l’assessore regionale competente, Vincenzo Ceccarelli, la questione non si pone. «È una sorta di leghismo in salsa toscana. Sugli alloggi popolari il Pd e Rossi inseguono la Lega, e nascondono il vero problema, l’assoluta scarsità di case popolari. Le norme proposte per attribuire più punti a chi è più toscano degli altri, oltre ad essere discrimina­torie, non otterranno nessun concreto effetto neppure per i `toscanissi­mi´, per il semplice fatto che gli investimen­ti in edilizia residenzia­le pubblica sono enormement­e al di sotto del necessario. Ci sono 22.000 famiglie in lista di attesa», attaccano Tommaso Fattori e Paolo Sarti, consiglier­i regionali di Sì Toscana a Sinistra.

Non ci sta Ceccarelli. «Il criterio di più punti per chi abita da anni in Toscana esisteva già, si sono solo messi al massimo 2 punti in più; e dato che per un alloggio servono 30-25 punti non vedo rivoluzion­i. E inoltre il punteggio premiale vale per tutti, non per chi è nato in Toscana. Idem sul disagio abitativo, la soglia è più alta per venire incontro alle richieste dei sindacati degli inquilini», replica. «Invito chi ci accusa di aver fatto una legge che rincorre la destra a leggere la nostra proposta di riforma, varata per dare efficienza ed equità al sistema delle case popolari. Il nostro unico obiettivo — sottolinea l’assessore alla casa — è dare una casa a chi ne ha più bisogno, coniugando diritti, solidariet­à e legalità».

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