Le funi di Amici miei, ma solo Superman è riuscito a raddrizzarla
Finora c’era riuscito solo Superman, ora l’ingegneria pisana pare possa imitarlo: raddrizzare la Torre di Pisa. A ripensarci è forse l’unica nota lieta, in un mare di approssimazione cinematografica, la scena di Superman 3 — quello di Richard Lester del 1983 — in cui il supereroe più famoso del mondo viene «avvelenato» da un frammento di kryptonite sintetica che gli cambia la personalità. Da buono e puro paladino della giustizia diventa di colpo un birbante dispettoso che ne combina di ogni in giro per il mondo. E girando girando, finisce a Pisa: punta dritto sulla torre e grazie alla sua forza super la raddrizza in un batter d’occhio (anche se a fine film se ne pentirà e la rimetterà a posto). Ad assistere alla scena in una piazza dei Miracoli senza turisti c’è un venditore di souvenir che non la prende troppo bene: Superman gli ha appena ammazzato il business. Getta a terra stizzito il suo modellino di torre-souvenir non più somigliante alla «nuova versione», alza il dito verso l’uomo d’acciaio e gli urla — in napoletano però, ma per gli americani di allora si sa, tutta l’Italia è pizza e mandolino — un inconfondibile «Stroooo…». Questo nella versione originale. In quella doppiata diventa un più politically correct «Oh bischero d’un Superman!».
Il fascino che la Torre (sempre meno) pendente esercita sull’immaginario cinematografico, americano e non solo, ha pochi eguali nel mondo. Una delle zingarate più famose e divertenti di Amici Miei prende di mira proprio l’atavica paura che la torre cada all’improvviso. Nel secondo atto il Conte Mascetti e gli altri inscenano una corsa al salvataggio riuscendo a conqualsiasi vincere decine di turisti boccaloni che la torre gli stia per crollare sulla testa. Tra gli anni Trenta e i Sessanta, la Torre appare in 20 film: si vede in Totò al Giro d’Italia del’48, in Souvenir d’Italie con Alberto Sordi e ne La ragazza del Palio con Gassman dieci anni dopo. Shirley MacLaine in Una Rolls-Royce gialla la apostrofa con la celebre battuta «va bene, sì, pende, ma ci sono tante cose che pendono». Attori e cantanti americani fanno a gara a farsi la foto mentre reggono la Torre in prospettiva, come altro turista. E alcune di queste hanno fatto strada sul web e nei social: l’attore Will Smith e il dj Bob Sinclar sono tra gli ultimi in ordine di tempo ma tra i primi in ordine del «se n’è parlato parecchio» di questa lunga schiera. Ma è alla cantante Kate Perry che va indubbiamente la palma del «ne ha fatto più discutere»: non le poteva sfuggire l’ovvio riferimento fallico della forma e con evidente evocazione freudiana da Monica Lewinsky dei giorni nostri, ha realizzato un selfie hot. La sua rimarrà la Torre più a luci rosse della storia del turismo.