Liliana Segre firma la proposta per l’educazione civica nelle scuole
La lezione della profuga-senatrice «Vi spiego com’è essere respinti»
«Quando io e la mia famiglia cercammo rifugio in Svizzera, braccati dai fascisti, eravamo clandestini, richiedenti asilo. Alla frontiera non volevano credere che in Italia gli ebrei venivano perseguitati, ci rimandarono indietro e le camicie nere ci catturarono. Ve lo sto raccontando perché io so cosa vuol dire essere un profugo e essere respinta». Ha voce calma, netta, fredda, e un tono tanto potente da far venire i brividi la senatrice a vita Liliana Segre, scampata ad Auschwitz, quando racconta questo episodio accaduto quando aveva 12 anni. Racconta il passato con gli occhi e le parole puntate sul presente politico. Ora ne ha 88 e da trenta gira le scuole per raccontare alle giovani generazioni cosa sia il razzismo, cercando di far capire — anzi riuscendoci, perché il suo racconto è di un’efficacia fuori dal comune — cosa poteva voler dire vivere da ebrei sotto il fascismo. Ieri il Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio era tutto per lei: pieno di volti giovani, occhi concentrati sul suo racconto. Che però non si è potuto concludere perché, arrivata al punto in cui vide nel cielo i primi aerei sovietici, una ragazza delle prime file è svenuta. Un calo di pressione forse unito al forte impatto emotivo della narrazione. Segre si ferma: «Non posso mica continuare…» ha sussurrato mentre veniva chiamata l’ambulanza. La senatrice era l’ospite speciale del convengo «1938-2018, ottant’anni dalle leggi razziali. La difesa della razza e la costruzione del nemico» e ha firmato la proposta di legge per introdurre l’educazione alla cittadinanza come materia obbligatoria nelle scuole. Con lei sono intervenuti lo storico Simone Neri Serneri, il professore di genetica delle popolazioni Guido Barbujani che ha illustrato una divertente ma preoccupante storia delle teorie della razza, e Valerio Onida, presidente emerito della Corte Costituzionale che ha spiegato: «Ricordare questo anniversario serve per capire di più le radici di quelle leggi che nel giro di pochi mesi hanno stabilito cose assurde», partendo dall’idea «ridicola» che «esistesse una pura razza italiana da difendere». «L’indifferenza è peggio della violenza — ha detto l’assessore Sara Funaro aprendo i lavori — Anche oggi ci sono tante situazioni da ricordare e sulle quali accendere i riflettori».