La festa dell’albero in Palazzo Vecchio: a ogni bambino una pianta da coltivare
Alunni delle elementari nel Salone dei Cinquecento. Mancuso: la natura si prende cura di noi
Che l’Italia, come certifica l’Unesco, detenga il più grande patrimonio culturale al mondo è un fatto noto. In pochi sanno che il nostro Paese ospita anche un altro patrimonio straordinario, quello della biodiversità arborea in proporzione alla grandezza del territorio. Un tesoro fatto di boschi, foreste e alberi monumentali: ieri si è parlato anche di questo a Firenze durante la festa nazionale degli alberi che si è tenuta nel salone dei Cinquecento davanti a 250 bambini delle scuole elementari della città, a cui il sindaco Dario Nardella e l’assessore Alessia Bettini hanno consegnato un alberello che ognuno potrà piantare ovunque: in un bosco, nel giardino di casa o del proprio istituto, nel parco che si frequenta nelle ore libere. E il pronipote dell’eroe dei due mondi, anch’egli Giuseppe Garibaldi, ha annunciato una campagna di raccolta fondi per il recupero dell’agrumeto storico del generale a Caprera. Mentre ha riscosso grande successo la «lectio» di Stefano Mancuso, scienziato di prestigio internazionale e docente all’Università di Firenze che con i suoi racconti, i suoi esperimenti e i suoi video ha catturato l’attenzione di tutti. «Le piante, gli alberi, sono sofisticati come gli esseri viventi» ha spiegato Mancuso che da tempo conduce anche degli studi su come le piante reagiscono, positivamente, a certe melodie musicali, anche in collaborazione col maestro Peppe Vessicchio. «I vegetali sono una forma di vita intelligente e parallela del nostro pianeta di cui non abbiamo percezione. Così come i nostri animali domestici dipendono da noi e noi dipendiamo da loro. La vita animale non potrebbe esistere sulla terra se non ci fosse la natura. Noi siamo qui perché le piante e gli alberi producono l’ossigeno che noi respiriamo; tutto ciò che mangiamo proviene da quel mondo». Ieri, infine, è stato dato il via al progetto Young Forest che sarà monitorato attraverso un’app, e una Food Forest, ovvero un bosco commestibile, con arbusti a rischio estinzione, che nascerà tra l’Indiano e la confluenza tra Greve e Arno.