Corriere Fiorentino

«Non facevano pagare gli esami ai parenti» Bufera all’Asl di Prato

Dottori, infermieri e tecnici: gli indagati sono 44

- Giorgio Bernardini

Medici con incarichi apicali, infermieri, tecnici di laboratori­o: 44 operatori sanitari dell’ospedale Santo Stefano sono finiti nel registro degli indagati perché sospettati di favorire da almeno quattro anni i propri parenti e amici. I magistrati sono convinti che non facessero pagare loro il costo delle analisi (non solo del sangue), dunque il ticket sanitario. Le ipotesi di reato con cui i sostituti procurator­i Lorenzo Gestri e Lorenzo Boscagli hanno intitolato il fascicolo sono quelle di peculato e truffa; alcuni indagati rispondono di entrambe le accuse, altri solo di una delle due.

Il laboratori­o di analisi finito sotto i riflettori degli investigat­ori è quello centrale, che non è aperto al pubblico e si trova all’interno della nuova struttura ospedalier­a di Galciana, a ovest della città. Gli altri locali e ambulatori, quelli che si occupano di effettuare i prelievi come il Centro Giovannini (il più grande di Prato, in centro storico, nei pressi del vecchio ospedale, ndr), sarebbero toccati solo marginalme­nte dall’inchiesta. I sospetti sulla presunta attività illecita sono emersi dopo una controvers­ia che opponeva due medici davanti al giudice di Pace, una causa che riguardava un litigio fra i due nel quale sono emerse pratiche illegittim­e che parevano marginali.

E che ora sono divenute il centro della nuova inchiesta. Da lì, infatti, la Procura guidata da Giuseppe Nicolosi ha tratto spunto per situazioni investigat­ive che hanno fatto cominciare le ricerche: gli elementi probatori raccolti dai magistrati fanno ipotizzare che questa attività andasse avanti da diversi anniLe indagini sono ancora in corso: gli uomini Fiamme Gialle ieri sono entrati nel laboratori­o analisi centrale per la consultazi­one e il sequestro di incartamen­ti e documenti digitali. A quel punto, l’Asl Toscana Centro, ha diffuso una nota pubblica nella quale ha evidenziat­o la propria «collaboraz­ione con la Guardia di Finanza nell’ambito di un’inchiesta della magistratu­ra sul laboratori­o analisi». L’Asl ha già predispost­o una commission­e d’indagine interna per far luce sulle eventuali responsabi­lità e ha presentato anche un esposto agli investigat­ori.

Giorni difficili per la sanità pratese, che seguono quelli del licenziame­nto in tronco dei medici di un intero reparto — quello di ginecologi­a dell’ospedale Santo Stefano — accusati di fare visite private in nero nell’ambulatori­o della struttura a cittadine cinesi. Anche in quel caso era stata un’inchiesta della Procura pratese a portare alla luce gli eventi. La criticità evidenziat­a questa volta dagli investigat­ori — qualora le ipotesi accusatori­e fossero confermate — sarebbe certamente allarmante per l’intero sistema sanitario cittadino, già piegato dai fatti raccontati oltre che segnato dall’essere una delle principali cause di peggiorame­nto della qualità della vita in città (secondo la ricerca annuale diffusa lunedì scorso da Italia Oggi).

Le analisi sono infatti il punto di partenza di ogni prestazion­e ospedalier­a, il punto d’accesso dei cittadini alle prestazion­i sanitarie. Difficile al momento stabilire l’ammontare del danno per le casse della sanità regionale, dato che questo malcostume sarebbe stato portato avanti negli anni regolarmen­te e ad opera di numerose persone impiegate in ospedale. Per questi motivi è certamente ipotizzabi­le la truffa al sistema sanitario. Non è invece ancora dato sapere se l’aggirament­o delle regole sia avvenuto tramite la manomissio­ne del software informatic­o che gestisce le analisi o se sia stato messo in atto passando sempliceme­nte — si fa per dire — dall’accordo tacito fra gli indagati.

Le accuse Ipotizzati i reati di truffa e peculato: secondo gli investigat­ori questo sistema andava avanti da almeno quattro anni

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