«Non facevano pagare gli esami ai parenti» Bufera all’Asl di Prato
Dottori, infermieri e tecnici: gli indagati sono 44
Medici con incarichi apicali, infermieri, tecnici di laboratorio: 44 operatori sanitari dell’ospedale Santo Stefano sono finiti nel registro degli indagati perché sospettati di favorire da almeno quattro anni i propri parenti e amici. I magistrati sono convinti che non facessero pagare loro il costo delle analisi (non solo del sangue), dunque il ticket sanitario. Le ipotesi di reato con cui i sostituti procuratori Lorenzo Gestri e Lorenzo Boscagli hanno intitolato il fascicolo sono quelle di peculato e truffa; alcuni indagati rispondono di entrambe le accuse, altri solo di una delle due.
Il laboratorio di analisi finito sotto i riflettori degli investigatori è quello centrale, che non è aperto al pubblico e si trova all’interno della nuova struttura ospedaliera di Galciana, a ovest della città. Gli altri locali e ambulatori, quelli che si occupano di effettuare i prelievi come il Centro Giovannini (il più grande di Prato, in centro storico, nei pressi del vecchio ospedale, ndr), sarebbero toccati solo marginalmente dall’inchiesta. I sospetti sulla presunta attività illecita sono emersi dopo una controversia che opponeva due medici davanti al giudice di Pace, una causa che riguardava un litigio fra i due nel quale sono emerse pratiche illegittime che parevano marginali.
E che ora sono divenute il centro della nuova inchiesta. Da lì, infatti, la Procura guidata da Giuseppe Nicolosi ha tratto spunto per situazioni investigative che hanno fatto cominciare le ricerche: gli elementi probatori raccolti dai magistrati fanno ipotizzare che questa attività andasse avanti da diversi anniLe indagini sono ancora in corso: gli uomini Fiamme Gialle ieri sono entrati nel laboratorio analisi centrale per la consultazione e il sequestro di incartamenti e documenti digitali. A quel punto, l’Asl Toscana Centro, ha diffuso una nota pubblica nella quale ha evidenziato la propria «collaborazione con la Guardia di Finanza nell’ambito di un’inchiesta della magistratura sul laboratorio analisi». L’Asl ha già predisposto una commissione d’indagine interna per far luce sulle eventuali responsabilità e ha presentato anche un esposto agli investigatori.
Giorni difficili per la sanità pratese, che seguono quelli del licenziamento in tronco dei medici di un intero reparto — quello di ginecologia dell’ospedale Santo Stefano — accusati di fare visite private in nero nell’ambulatorio della struttura a cittadine cinesi. Anche in quel caso era stata un’inchiesta della Procura pratese a portare alla luce gli eventi. La criticità evidenziata questa volta dagli investigatori — qualora le ipotesi accusatorie fossero confermate — sarebbe certamente allarmante per l’intero sistema sanitario cittadino, già piegato dai fatti raccontati oltre che segnato dall’essere una delle principali cause di peggioramento della qualità della vita in città (secondo la ricerca annuale diffusa lunedì scorso da Italia Oggi).
Le analisi sono infatti il punto di partenza di ogni prestazione ospedaliera, il punto d’accesso dei cittadini alle prestazioni sanitarie. Difficile al momento stabilire l’ammontare del danno per le casse della sanità regionale, dato che questo malcostume sarebbe stato portato avanti negli anni regolarmente e ad opera di numerose persone impiegate in ospedale. Per questi motivi è certamente ipotizzabile la truffa al sistema sanitario. Non è invece ancora dato sapere se l’aggiramento delle regole sia avvenuto tramite la manomissione del software informatico che gestisce le analisi o se sia stato messo in atto passando semplicemente — si fa per dire — dall’accordo tacito fra gli indagati.
Le accuse Ipotizzati i reati di truffa e peculato: secondo gli investigatori questo sistema andava avanti da almeno quattro anni