Corriere Fiorentino

«Abbaio contro il razzismo»

Lo scrittore Sandro Veronesi parla del libro «Cani d’estate», nato dopo il tentativo di salire a bordo delle navi dei migranti respinte dal governo. «Siamo in tanti a lanciare l’allarme»

- Di Edoardo Semmola

«Parliamo di razzismo. Solo di razzismo. Non riesco a pensare ad altro adesso».

Quest’estate il caso della nave Diciotti, l’odissea dell’Aquarius, le polemiche sulle Ong e il dramma dei morti in mare l’hanno segnata fortemente, Sandro Veronesi...

«Ne ero ossessiona­to. Volevo portarci il mio corpo sopra, trasmetter­e una testimonia­nza».

Ma le è andata male...

«A me sì. Ma si è creato un collettivo, #Corpi: venticinqu­e-trenta tra scrittori, scrittrici, registi, fumettisti, tutti pronti a metterci il corpo su quelle navi. Abbiamo sbagliato a non farlo sapere quando sarebbe stato giusto ma se a me è andata male, due volte convocato per l’imbarco ed entrambe le volte è stata annullata la partenza, altri sono riusciti: Elena Stancanell­i, Caterina Bonvicini. Un testimone alla volta, perché non possiamo fare una nave di scrittori. Ma se ognuno di noi scriverà un libro, e darà la sua risposta, il conto lo faremo alla fine».

Il primo lo ha scritto lei: «Cani d’estate» (La nave di Teseo) esce il 29 novembre. Domani lo presenta nella sua Prato, alla parrocchia di San Paolo a Stagnana con Mario Desiati e il parroco Jean-Jacques Ilunga.

«È lì che ho battezzato mio figlio. È una parrocchia di confine, di fatto siamo a Chinatown. E ho fatto amicizia con Jean, sacerdote di grande esperienza sui temi dell’alterità, forse il primo africano trasferito sul territorio. Un missionari­o al contrario, teologo e persona di grande cultura che mi ha aiutato quando ho scritto Il Vangelo di Marco. Sta facendo un bellissimo percorso con i ragazzi della parrocchia che mi interroghe­ranno su questi temi».

Chi sono i «Cani»?

«Il primo sono io. Perché questa estate la reazione prima mia e poi, per fortuna, di un sacco di altra gente al cambio di marcia inflitto dal governo alla già molto problemati­ca situazione dei migranti, già resa pesante da Minniti, ha prodotto la reazione di farci abbaiare. I cani abbaiano per lanciare un allarme. E ho avuto proprio questa sensazione quando mi sono accorto di non essere il solo a sentirsi ferito per l’odissea dell’Aquarius accompagna­ta da quell’alfabeto indecente come “pacchia” e “crociera” che solo chi non conosce il mare può usare».

Si riferisce a Matteo Salvini e alle sue parole che hanno fatto tanto discutere...

«Chi parla così non porta rispetto al mare che in un attimo può diventare una tomba. Parole come “pacchia” e “crociera”, per definire la vita dei migranti, sono blasfeme, una bestemmia. Non avevo mai visto un tale cinismo».

La Aquarius è stata seque-

❞ Mi sono sentito ferito per l’odissea dell’Aquarius e per le parole indecenti utilizzate come pacchia e crociera ma mi sono accorto di non essere da solo

strata, per una nuova indagine del pm di Catania. Ma le Ong non devono fare autocritic­a?

«È evidente che ci sia una guerra nei confronti delle Ong, quelle tre rimaste ormai. Sono realtà fragili, non è vero che c’è Soros dietro come dicono i sovranisti. Magari ci fosse! Allora sì che non ci sarebbe trippa per gatti. Se lui volesse, non ci sarebbero porti chiusi a fermarlo. In realtà vivono di donazioni e spendono tutto in gasolio. È facile metterle in difficoltà. Gli stanno facendo una guerruccia meschina ed è grave che ci sia die- tro sempre la procura di Catania con accuse ridicole».

Il razzismo, in Italia, oggi: chi lo porta, da dove viene e perché, secondo lei?

«Si nutre di una sottovalut­azione di anni. Dai “buuu” razzisti allo stadio di cui si diceva “sono cose isolate dei tifosi della Lazio”, ai cinesi a Prato. Per questo ora tante persone, oscenament­e, di fronte a una nave di profughi in difficoltà scrivono sui social “buon appetito ai pesci”. Non sono “nuovi razzismi”, sono la retroguard­ia del fenomeno: don Biancalani a Vicofaro è stato vittima di squadrismo fascista, non di ragazzate. Non voglio sottovalut­are né lasciar passare più niente. Ha ragione Michela Murgia: fascista è chi il fascista fa».

Ha definito il suo libro una «consolazio­ne». Suona come una resa di fronte all’inevitabil­e segno dei tempi.

«In questo momento bisogna consolarsi. Prendere atto che c’è una pacchiana e scalcinata maggioranz­a, parlamenta­re addirittur­a, e se non facciamo in fretta a cambiarla tra tre anni e mezzo eleggerà un nuovo Presidente della Repubblica. Sono cose molto serie. Non devo deprimermi né perdere la speranza, la consolazio­ne non basta. Il primo obiettivo è cambiare il Parlamento prima che sia troppo tardi».

Nel libro racconta la storiella dell’indiano che si preparava all’inverno, metafora della paura dei migranti che viviamo e che si auto-alimenta in un circolo vizioso di paure che innescano altre paure.

«Si chiama causazione circolare: la causa che influenza l’effetto, che influenza la causa a sua volta. È un pericolo in cui non bisogna cadere. È metafora di tutto perché se guardi il mondo dal filtro del populismo, ti accorgi che chi ti chiede di guidare il Paese, condiziona la guida stessa. Per la mancata intermedia­zione delle istituzion­i, dei giornali, di tutti quelli ora accusati di essere “casta”, con la scellerati­ssima equazione dell’“uno vale uno”, finisce che tutto il rancore che accatasti fuori dal portone influenza il sindaco, il premier, e così via. La “guida” deve togliere le paure, non nutrirsene».

Dopo 70 anni di cultura dell’apertura verso l’altro, di unione di popoli, basta pensare alla Ue, non ritiene che un ritorno a idee sovraniste sia fisiologic­o? La storia è fatta di corsi e ricorsi...

«Non sarò mai uno che antepone le recessioni economiche, pur durissime, alla recessione dei valori umanitari, civili, politici, culturali. Quelle sono più gravi. Siccome non si possono più fare le guerre, ci ammazziamo tra noi? L’aggressivi­tà generale oggi è al limite, abbiamo bisogno di una guida solida e salda, non di una che se ne approfitti».

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Lo scrittore Sandro Veronesi e sotto una manifestaz­ione contro le politiche migratorie del governo
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