«Trovò un forte sostegno nella poesia, principalmente di Sanguineti»
Cento anni fa a Torino nasceva Carol Rama. Per chi ancora si chiede chi è, basti ricordare il Leone d’oro alla carriera alla Biennale di Venezia nel 2013. Che le aprì finalmente le porte dei palcoscenici internazionali. A Firenze è, sola nel panorama cittadino, la Galleria Il Ponte di via di Mezzo a renderle meritoriamente omaggio, con la mostra a lei dedicata che inaugura domani (alle 18). Esponendo per la curatela di Bruno Corà e Ilaria Bernardi 35 opere che l’artista ha creato fra il 1942 e il 1997. Lei aveva iniziato a dipingere fin da ragazzina, senza alcuna formazione accademica ma spinta da un impulso creativo che l’accompagnerà tutta la sua esistenza. Supportata da incontri come quello iniziale con Felice Casorati e da una serie di importanti frequentazioni di artisti, scrittori e poeti torinesi (ma conoscerà anche Andy Warhol e Man Ray). Su tutti il più importante sarà Edoardo Sanguineti. «Il lavoro, la pittura, per me, è sempre stata una cosa che mi permetteva poi di sentirmi meno infelice, meno povera, meno bruttina, e anche meno ignorante… Dipingo per guarirmi», scriveva Rama. Ma Corà ci mette in guardia da facili psicologismi: «A suo modo è un’artista difficilmente catalogabile, ma è una difficoltà più della critica che della stessa artista». La quale percorre il Novecento quasi con furore, creando, rivisitando, personalizzando, perché è proprio la forza della sua personalità il tratto imperioso che emerge nella sua arte. Che a un esame superficiale potrebbe parere eclettica. «Niente di più sbagliato — aggiunge Corà — Io credo che lei abbia trovato un forte sostegno nella poesia, principalmente di Sanguineti, con cui erano molto legati. Tanto che fra la poesia di Sanguineti e le opere di Carol Rama si trovano affinità anche costruttive». Lei stessa racconta a Lea Vergine di come la poesia nutrisse la sua ispirazione. Leggeva e, appagata da quelle parole, tornava al lavoro, come direbbe il volgo, «bella carica». Non per niente il saggio in catalogo di Corà titola proprio «La poesia medium per la pittura». Ma c’è un’altra personalità artistica che pare un pilastro nel suo lavoro, ed è Alberto Burri. Tanto che riteniamo le opere più vicine all’ispirazione di Burri fra le più potenti di Carol Rama. Morirà a Torino nella sua casa studio nel 2015. Una fondazione a lei dedicata sta promuovendo la sua opera, sempre più riconosciuta e, va detto, sempre più quotata.
Bruno Corà