Forza Italia ritrova la Lega (nonostante gli sms da Roma)
Dopo un tiro alla fune durato due giorni, il centrodestra ha deciso di muoversi compatto su Peretola, uscendo dall’aula al momento del voto. «Ma con un documento unitario abbiamo chiarito la nostra posizione, il sì alla nuova pista Peretola», dicono in molti dai banchi dell’opposizione. In realtà, quel testo è molto vago, chiede di «perseguire il potenziamento del sistema aeroportuale toscano nel suo complesso» e di «mettere in atto gli strumenti necessari per lo sviluppo dell’aeroporto di Firenze». E esorta, senza specificare in che direzione, che «la conferenza dei servizi si esprima nel più breve tempo possibile sul progetto». Quasi fosse stato scritto da un vecchio esponente della Dc dorotea, il documento non cita mai la pista parallela: «Ma per la
Lega è stato un enorme passo in avanti», spiegano gli alleati. Nel Carroccio toscano, la posizione storica è sempre stata a favore della nuova pista, ma con Matteo Salvini che ha preso tempo per decidere e con la commissaria Susanna Ceccardi che tuona contro l’ampliamento del Vespucci per valorizzare il Galilei, nessuno ha il coraggio di esporsi. «Mai contraddire i leader: Guglielmo Picchi e Manuel Vescovi l’hanno fatto e ora sono in punizione», confessa un anonimo leghista. Ma all’interno del partito qualcosa si muove, e «c’è chi cerca di convincere Ceccardi che, se vuole diventare governatore della Toscana, i voti di Firenze sono fondamentali e quindi non può pensare di penalizzarla in favore di Pisa». Per Forza Italia, storica sostenitrice della nuova pista, i tormenti non sono stati da meno. Ma stavolta i «diktat» nazionali non sono stati rispettati. Prima la conferenza stampa per dire sì alla risoluzione della maggioranza, poi il documento comune del centrodestra, quindi un’altra svolta: «Ma perché non vi sedete col Pd?», hanno tuonato i leghisti infuriati durante il lavori in aula di mercoledì. Il forzista Maurizio Marchetti, allargando le braccia, avrebbe mostrato il cellulare con i messaggi in arrivo da Roma e da Bruxelles. Il deputato toscano Stefano Mugnai, coordinatore del partito, non smentisce del tutto: «Io e Antonio Tajani siamo sulla linea del sì all’aeroporto. Ma in aula bisogna esserci per interpretare le dinamiche del momento. Quindi rispettiamo le decisioni dei consiglieri». Alla fine Forza Italia decide di non votare non solo la risoluzione, ma neanche il documento della maggioranza a favore della pista parallela: ufficialmente per due emendamenti che il Pd non accetta, in cui sarebbe stata esplicitata la lunghezza della nuova pista e inserito un riconoscimento dei meriti di Forza Italia in questa battaglia. Ma in Regione gira un’altra versione: Marco Stella si sarebbe infuriato per una battuta del capogruppo Pd Leonardo Marras: «Sì — ammette lui — quando Stella si è detto pronto a votare con noi, gli ho detto “meno male che a pranzo sei più lucido che di mattina”. Ma forse gli serviva solo una scusa per spiegare ai romani la scelta di stare con la Lega». Lo stesso Marras, secondo i rumors, avrebbe deciso di non rendere evidente la spaccatura nel centrodestra perché più interessato a rimarcare quella tra Lega e M5S. Chi ha avuto campo libero, e ha votato in due modi diversi, è Paolo Marcheschi di FdI: in commissione ha detto sì, mentre in aula non ha votato. «Noi siamo da sempre per la pista parallela. Ma quella risoluzione era invotabile — spiega — Si parla della strada che porterà al nuovo ponte sull’Arno senza specificare da dove passerà. Ma politicamente il mio è un sì: per questo non ho votato contro e sono uscito. Come la Lega, che ha fatto un passo avanti importante».