Una quinta denuncia per lo stupratore di Varlungo
L’episodio nel dicembre del 2017: tentò di baciare una ragazza panamense e fuggì col suo cellulare
Un’altra donna accusa Arnaut Mustafà, lo stupratore di Varlungo. Salgono così a cinque le denunce per il romeno di 25 anni in carcere da settembre con l’accusa di aver violentato e rapinato altre quattro donne. A puntare il dito contro di lui, questa volta, è una signora panamense che nel dicembre scorso denunciò di aver subito un tentativo di violenza, sempre nella stessa zona.
Una sera di dicembre, poco prima di mezzanotte, la panamense sul ponte di Varlungo fu avvicinata dall’uomo che aveva un berretto da baseball calato sugli occhi. Secondo il suo racconto lui si avvicinò con uno scatto e tentò di baciarla. Lei reagì e lui scappò portandole via il cellulare.
La dinamica, secondo le indagini dei carabinieri coordinate dalla pm Beatrice Giunti, è comune alle altre violenze sessuali caratterizzate dallo stesso modus operandi: la feroce aggressione e poi la rapina del cellulare. Il primo episodio risale al ferragosto 2017 quando una fiorentina di 49 anni venne avvicinata dall’uomo che le strinse le mani al collo, la trascinò sul prato e la violentò. La donna riuscì a colpire l’aggressore con una bottiglia d’acqua. Il rumeno, poi riconosciuto in foto, fuggì con il cellulare della donna. Il secondo episodio riguarda una giapponese di 36 anni, violentata all’alba del 23 giugno mentre faceva jogging in via di Villamagna. L’uomo la bloccò stringendole il collo fino a farle perdere conoscenza. Quando riprese i sensi il cellulare era scomparso. Rientrò a casa e il suo coinquilino l’accompagnò al pronto soccorso.
A luglio un’altra ragazza, la terza della serie, si presenta ai carabinieri per denunciare un’aggressione a Varlungo. Una studentessa brasiliana la sera del 5 giugno viene inseguita da un uomo con il cappello da baseball calato sugli occhi. Lui l’afferra per i capelli, la scaraventa per terra ma viene messo in fuga dal passaggio di un’auto. Il quarto episodio risale al 23 settembre quando una studentessa di 21 anni originaria della Mongolia, che risiedeva nella Casa dello studente, viene avvicinata dal rumeno e rimane in sua balìa per circa un’ora. L’uomo, dopo 24 ore dall’ultimo agguato, viene arrestato dalla squadra mobile in un cascinale abbandonato vicino al ponte di Varlungo, non lontano dalla palestra Virgin.